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Bayern, 300 “sold out”

Bayern, 300 “sold out”

25 novembre 2015

La colpa è sempre dell’allenatore, certo, non si può licenziare tutta la squadra. L’esonero di Felix Magath, che col Bayern aveva abbracciato 2 titoli di Bundesliga e 2 coppe, avvenne intorno alle 15.30 dell’ultimo gelido pomeriggio di gennaio del 2007. La sera prima i detentori avevano pareggiato 0-0 all’Allianz Arena col Bochum, scendendo a 8 punti dalla testa di un torneo azzannato poi dallo Stoccarda. I rossi non entusiasmavano, la neve aveva picchiato duro in settimana facendo tornare a livelli da inverno bavarese il più caldo gennaio da inizio secolo, con quello del ’75. Quella notte successe qualcosa mai più ripetuto, oltre all’addio di Magath: lo stadio non era pieno. Solo 60 mila persone, su 66 mila posti di allora, arrivarono a Fröttmaning, il sobborgo dove era stato costruito il nuovo impianto, inaugurato il 30 maggio 2005 e non dal Bayern, ma dal Monaco 1860.
«Un’impresa di spettacolo»
Sabato scorso nel 3-1 in casa dello Schalke, il Bayern ha toccato quota 300 e non come tecnici cambiati: il numero tondo rappresenta la sequenza di «tutto esaurito» in Bundesliga, sia in casa sia fuori. «La nostra squadra è la prima impresa di spettacolo della nazione», disse Uli Hoeness molto prima di entrare in galera per frode fiscale (sua privata, non del club). I fatti gli hanno sempre dato ragione, specie per l’interesse nelle gare esterne. Quando arrivano i rossi, le masse si mobilitano perché per qualsiasi tifoso avversario è la partita dell’anno. In casa sembra facile riempire uno stadio gioiello, arrivato a 75 mila poltrone, con quasi 300 mila soci e 38 mila abbonati a numero chiuso. Togliendo la percentuale obbligatoria per gli ospiti, restano a disposizione circa 30 mila ingressi che sono assegnati a sorteggio (ogni socio può chiederne 2 , ogni club di tifosi 40). Non sono solo i successi e i prezzi bassi (massimo 70 euro) a determinare la richiesta, in quasi 9 anni di pienone ci sono stati pure momenti grami o di titoli già assegnati da mesi come nelle ultime annate. La voglia di partecipazione all’evento è superiore all’evento stesso, tanto che è abitudine per molti tifosi di tribuna lasciare il posto prima della fine del primo tempo e rientrare a ripresa iniziata anche da un quarto d’ora. Il buffet e la sfilata contano più del match. E poi il «sold out» talvolta risulta fasullo: qualche sedia vuota talvolta c’è; Rummenigge due anni fa minacciò di ritirare l’abbonamento a chi non si presentava. A differenza di altri Paesi, il posto non è cedibile quindi la società usò una lettera aperta per avvisare che «chi non segue almeno 8 gare può essere privato della tessera». E 15 mila tifosi fecero richiesta per i 10 posti liberati.
Meglio a Dortmund
Il bollettino del consenso è diramato dal Bayern in estate anche prima della compilazione del calendario: «Anche in questa stagione tutte le partite interne sono già esaurite» è il testo ricorrente. Un paio d’ore dopo il sorteggio dei gironi di Champions esce una nota simile per i 3 incontri autunnali (l’Europa non fa parte della statistica tricentenaria della Bundesliga), la scorsa primavera la semifinale di Champions è stata completamente prenotata il giorno prima che venisse raggiunta. E non è che l’andata col Porto fosse stata incoraggiante (1-3). Da anni la Bundesliga è il torneo calcistico più visto dal vivo al mondo (42.685 i dati della Lega) e ha il tasso d’occupazione di posti più alto: 97,5%. Il Bayern arriva al 100% ma un po’ rosica: non può toccare gli 81.359 posti come il Borussia. «È l’unico campo in cui ci battono» dicono a Monaco. I gialloneri rovinarono l’esaurito n.200, il primo dicembre ‘12, pareggiando 1-1. Segnò Götze e il Bayern se lo comprò.

(Extra Time, La Gazzetta dello Sport)