Al termine di lunghe riflessioni e dibattiti interni al nostro gruppo ,dopo aver assistito ad una crescente e preoccupante apatia andata a circondare il nostro amato Livorno ,dopo gli ultimi periodi fatti di stenti sia di risultati della squadra che di partecipazione dei tifosi, dopo la continua repressione fatta di diffide indiscriminate per i motivi più vari, anche non legati all’ambito stadio, come gruppo 17 Febbraio 1915 siamo giunti, seppur con grande sofferenza , alla decisione di autosospenderci .
Qualcuno si chiederà perché siamo arrivati a tanto. La nostra risposta è che nel legame fra città, tifosi, dirigenza e squadra si è rotto qualcosa. Cosa in particolare? Si è rotto l’amore per il calcio. Si è spenta la passione, che è sempre stata uno dei valori aggiunti per il tifoso amaranto. Non c’è più l’entusiasmo nei confronti del nostro Livorno, non l’ha riacceso neanche l’aver vissuto nell’anno del centenario.
Oggi vediamo che sono venute a mancare quelle basi su cui, quattro anni fa, c’eravamo fatti sogni e speranze. E non ci basta , nonostante tutto questo, metterci la faccia, come in questi quattro anni abbiamo sempre fatto. Una presenza costante e continua, non solo fra le mura della Nord ma anche fra quelle cittadine, che ci è costata anche optare per l’away card, passando fra arresti, diffide e denunce. E migliaia e migliaia di chilometri con danni non indifferenti per le finanze personali e i propri fegati!!
Questo nostro gesto vuole quindi richiamare l’attenzione innanzitutto verso una città e i suoi abitanti che possono vantare una storia centenaria della propria squadra di calcio, fatta di decenni di gioie e dolori come pochi hanno potuto vivere e possono raccontare.
Verso una tifoseria che pur vivendo nell’apatia è apparsa divisa e frastornata anche nel contestare la presidenza della società, sia nelle modalità che nei fatti, nonché nel modo di vivere la curva e lo stadio.
Verso una società, e la sua presidenza in particolare, che sono anni ormai che vive di un modo di fare diventato nel tempo anche offensivo, nei confronti soprattutto proprio di questa città e dei tifosi della maglia amaranto. Tanto ormai da aver realmente superato ogni limite.
E verso un’amministrazione comunale alla quale chiediamo attenzione anche per lo stato in cui versa il nostro caro stadio Armando Picchi. Consapevoli che dalle pessime gestioni politiche precedenti hanno ereditato l’ennesima magagna, ora è comunque compito loro trovare una soluzione affinché lo stato di sicurezza non ne comprometta l’utilizzo per atleti e tifosi.
Per elaborare la scelta di autosospenderci e per arrivare a scrivere questi contenuti come 17 Febbraio 1915 ci siamo fatti un bell’esame di coscienza. Riteniamo che adesso sia il momento che questo esame di coscienza se lo facciano anche tutte le altre realtà che in un modo o nell’altro sono coinvolte in questa vicenda.
Quindi a partire dalla prossima partita casalinga non appenderemo più le nostre pezze e non saremo più fra i promotori del tifo organizzato. Al tempo stesso auspichiamo che questa forte presa di posizione risvegli l’orgoglio livornese, che come il passato ci ha insegnato più è unito più è forte.