La gloria continua. Basta il messaggio scritto a caratteri cubitali dai 45 mila tifosi verdolaga che mercoledì notte hanno affollato l’Atanasio Girardot per riassumere il trionfo dell’Atletico Nacional in coppa Libertadores, il secondo dopo quello del 1989 con René Higuita tra i pali e «Pacho» Maturana in panchina. A piegare il sorprendente Independiente del Valle dopo l’1-1 dell’andata a Quito ci ha pensato il 23enne Miguel Borja, autore del gol che ha deciso la sfida di Medellìn dopo 8’ spedendo in paradiso il popolo verdolaga.
PROGETTAZIONE L’Atletico ha così chiuso il cerchio coronando un ciclo vincente iniziato cinque anni fa, che nel frattempo ha fruttato 8 titoli tra campionati e coppe nazionali. I tempi di Pablo Escobar, del cosiddetto «narcofutbol» e delle ombre e i sospetti che hanno sempre accompagnato il trionfo del 1989, sono ormai preistoria. Oggi, grazie anche a un settore giovanile che continua a sfornare talenti, l’Atletico Nacional è considerato un modello da imitare. Tutto passa dalla sistematica cessione dei pezzi pregiati, senza eccezioni nemmeno questa volta: oltre al gioiellino Marlos Moreno, già ceduto al City per 10 milioni, partiranno anche Perez, Mejia, Sanchez e, forse, Armani. Possibile che saluti pure il tecnico Rueda, corteggiato dalla federazione paraguaiana. Nel frattempo a Medellìn ci si gode un trionfo che sa di riscatto, seppur macchiato dai tragici avvenimenti della notte.
FESTA AMARA Durante i festeggiamenti per la vittoria della Libertadores, infatti, sono morte 5 persone, tutte nei dintorni di Bogotà. Due sono state uccise con un coltello dopo una rissa (ne sono scoppiate a centinaia, in special modo tra tifosi di opposte fazioni), una in un incidente stradale e altre due per cause non ancora accertate. Un vero e proprio bollettino di guerra, a cui vanno aggiunti anche decine di feriti.
(Gazzetta dello Sport)