Cinque casi di giocatori/tifosi: da Pirlo, che a San Siro andava a fare il tifo per l’Inter, fino a Puggioni, il portiere che difenderà i pali della Samp nel derby e in passato presente in gradinata Sud, laddove c’è il cuore della torcida blucerchiata
Giocare per la propria squadra del cuore è probabilmente il sogno da bambino di tutti gli amanti del calcio. E’ la storia che ha contraddistinto tanti calciatori italiani ed internazionali che oggi lottano e giocano con tutta la grinta possibile, per difendere i colori della propria città e della propria squadra. Da Puggioni a Pirlo, passando per Cristiano Lucarelli, Miccoli e Paolo Di Canio. Sono solo alcuni dei protagonisti che hanno avuto la fortuna di combattere per la propria squadra direttamente in mezzo al campo.
Andrea Pirlo
Dietro quell’espressione cupa, un mix di serenità e consapevolezza dei propri enormi mezzi tecnici, non tutti sanno che si nascondeva un vero spirito da ultras. Pirlo, lanciato da Carletto Mazzone al Brescia, proprio ai tempi in cui giocava con le rondinelle, l’ex Juve si camuffava con occhiali neri e felpa col cappuccio e, quando era libero dagli impegni con la squadra lombarda, andava a tifare Inter dal secondo anello di San Siro. Peccato solo che la sua parentesi in nerazzurro, com’è noto, non fu delle più felici.
Paolo Di Canio
Da tifoso a calciatore. Paolo Di Canio dopo aver girovagato per l’Europa, maggiormente in Inghilterra, in Premier League, decise di tornare nella sua Lazio. “Er Pallocca”, pur giocando a calcio, non rinunciava mai alla sua vita da ultras. Partita al sabato pomeriggio e partenza con gli Irriducibili la notte: per qualche anno, è questa la doppia vita di Paolo Di Canio. Gli Irriducibili rivoluzionano il modo di tifare della curva Nord laziale – sono infatti aboliti i tamburi in favore del tifo corale “all’inglese” -, e sostanzialmente gestiranno il cuore del tifo ultras laziale fino al 2010.
Fabrizio Miccoli
Le sue lacrime dopo un suo gol realizzato contro il Lecce, quando il talento di Casarano vestiva la maglia del Palermo, sono ancora impresse nelle mente degli amanti del calcio. Il “Romario del Salento” cresciuto col mito di Maradona, di cui ha anche acquistato un orecchino all’asta, oltre ad essersi fatto tatuare l’immagine di Che Guevara come il suo idolo, ha sempre seguito la squadra del cuore fin da bambino. Miccoli, una volta diventato poi un calciatore professionista, quando poteva, correva giù in Puglia, nel suo Salento, per assistere alle partite del Lecce direttamente in curva in mezzo ai tifosi giallorossi.
Cristiano Lucarelli
La fascia da capitano stampata sul braccio e l’amaranto nel cuore. Nel 2002, quando Lucarelli giocava con il Torino, volle assistere da vicino alla promozione del Livorno in B dopo 30 anni. Così, il 12 maggio, con il Torino già salvo, Cristiano prende la sua sciarpa e segue i suoi fratelli (gli amici delle BAL) nella trasferta di Treviso. La gara che riconsegna la serie B al Livorno. Cristiano Lucarelli impazzisce insieme alla sua gente al gol di Igor Protti. Entra sul terreno di gioco, dalla curva ospiti, fa invasione, come fosse un semplice tifoso. Perchè lui è un semplice tifoso.
Christian Puggioni
Il derby della Lanterna di sabato fra Sampdoria e Genoa, vedrà in campo, a difendere i pali della porta blucerchiata, Christian Puggioni. Complice l’infortunio di Viviano, l’estremo difensore doriano giocherà proprio il derby, lui che è da sempre tifoso e ultras della Samp. Nella sua gioventù, aveva frequentato spesso la gradinata Sud del Ferraris, confuso tra gli ultrà e sempre pronto a sostenere i propri colori. Adesso, dopo tanti anni, non sarà più tra gli spalti a tifare ma un poco più in là, in campo per giocare. Il sogno si realizza, l’ambizione di una vita professionale diventa realtà e nell’appuntamento più importante. “Non potrò mai giocare in rossoblù. Sono e resto sampdoriano”, questa la sua risposta al Genoa che in estate aveva provato ad acquistarlo.
(Fanpage)