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Curve d’Italia, 50 anni di storia in un libro

Curve d’Italia, 50 anni di storia in un libro

12 giugno 2017

Pierluigi Spagnolo, giornalista della Gazzetta dello Sport e autore de “I ribelli degli stadi, una storia del movimento ultras italiano”, conserva gelosamente nel portafogli una tessera degli ultras del Bari. Anche lo scrittore Enrico Brizzi, bolognese doc che ha scritto la splendida prefazione, ha frequentato la curva dello stadio della sua città. Non c’è niente da fare, chi ha vissuto quell’esperienza se la ritrova tatuata nel cervello e anche la scrittura esce dai soliti luoghi comuni. “I ribelli” però non è un testo di bassa sociologia, è un libro di storia che ripercorre mezzo secolo di attività dei gruppi italiani.

LA SVOLTA Partiti da Milano, mentre sbocciava il tanto studiato ’68, prima con la Fossa dei Leoni milanista (politicamente schierata a sinistra) e poi con i Boys interisti (allora di destra) e via via a Genova, Verona, Torino, Bergamo, Bologna, Roma, Napoli. Ovunque. Ora, dove c’è il calcio, c’è una curva: piaccia o no. Il libro, arricchito da foto e documenti, parte dalle origini, prima della nascita delle curve, del tifo organizzato. E ci fa scoprire che c’erano già stati morti, violenze, persino sparatorie. Nel 1920 a Viareggio, per esempio, un tifoso della squadra di casa (che si prestava a fare il guardialinee) fu ucciso da un colpo di pistola sparato da un carabiniere durante i disordini scoppiati in Sporting Club Viareggio-Lucchese. Ma la linea di demarcazione è sempre il fatidico ’68, evocato nel bene e nel male. Fu uno shock, una rottura netta col passato anche negli stadi. Ora quel fenomeno nato in Italia e poi sviluppatosi in tutto il mondo ha mezzo secolo di storia. Spesso si mette un’etichetta e si chiude il discorso: fascisti, ubriaconi, violenti, stupratori, comunisti, idioti. Niente di più sbagliato. Le curve italiane hanno fatto il loro percorso, come lo ha fatto la società. La politicizzazione di alcuni gruppi e la stagione delle violenze hanno dato il via all’introduzione delle leggi speciali da stadio: dai daspo alla flagranza di reato differita e ai divieti di trasferta. Così lo scontro si è spostato fuori dagli stadi contro le istituzioni e il cosiddetto “calcio moderno” che nasce con le partite in pay-tv e prosegue con la tessera del tifoso.

MAESTRI DI TIFO Restando al calcio, se i nostri allenatori insegnano ancora agli altri come si vince, i ragazzi delle curve hanno insegnato come si tifa. Totti, nella passerella d’addio all’Olimpico, si è commosso davanti alla Sud, l’ha ringraziata. E ha fatto bene. Il selfie dopo il gol contro la Lazio l’ha fatto lì. E i laziali stessi hanno omaggiato il “nemico” che poi nemico non è. “I ribelli degli stadi” entra nei dettagli di una storia moderna e c’è spazio anche per la moda, la cultura underground, la musica e la filmografia di un movimento che non ha eguali. Perché sono tanti e diversi i popoli delle curve. Sono ragazzi di ieri, uomini di oggi. Con le loro regole e i loro limiti. Ma chi siamo noi per giudicare? “Come sempre, se ci accosteremo a una storia vera senza pregiudizi, impareremo qualcosa sulla società nel suo complesso, e forse anche su noi stessi, le nostre paure e le nostre possibilità”. Lo scrive Enrico Brizzi. Ecco, in poche righe, il significato di un libro consigliato soprattutto a chi odia e non conosce “i ribelli degli stadi”.
 
“I ribelli degli stadi, una storia del movimento Ultras italiano” Di Pierluigi Spagnolo, Prefazione di Enrico Brizzi Editore Odoya. Pagine 286. Euro 16
 
 Giorgio Specchia (Gazzetta dello Sport)