Giorno X di confinamento. La reclusione continua in nome del bene pubblico. Mentre sempre più persone iniziano a non arrivare a fine mese, senza potersi permettere il cibo dei fantastici supermercati. Circondata da supposti “supereroi”, la gente comune resta a guardare, incapace di incidere su un destino beffardo. Ammesso che di fatalità si voglia parlare perché la sensazione, da più parti, è che per l’ennesima volta nella storia dell’umanità, l’ingordigia di pochi (magari quei 26 che detengono la ricchezza di 3 miliardi e mezzo di persone, cioè mezzo pianeta) stia schiacciando il poco di molti. Guerra commerciale, inquinamento (sapevate per esempio che alcune delle città più inquinate degli ultimi 10 anni secondo un dossier di Legambiente coincidono con la Top 10 delle città italiane più contagiate…?) e persino l’installazione della nuova rete 5G (articoli pubblicati e poi rimossi, impossibilità di pubblicare argomenti relazionati al tema su Facebook: se non è malafede questa…) potrebbero essere correlati alla crisi che stiamo vivendo, tappati in casa, impossibilitati a capire cosa stia davvero accadendo.
Testimonianze di Carabinieri in pensione raccontano che negli anni ’80 (ma forse anche prima), era usanza mandare i nuovi commilitoni in reclusione per un mese in terre disagiate. La finalità era inculcare nelle nuove reclute la sensazione della punizione che avrebbero provato nel caso in cui non fossero stati ligi al dovere e non avessero eseguito gli ordini (ricordate i microchip impiantati ai tifosi del Tigre in Argentina…? Bill Gates ci sta pensando seriamente…).
Nel frattempo, la “gara” della solidarietà è appena iniziata e abbiamo visto tante curve vicine e solidali alla gente in queste settimane (che stanno per diventare mesi, che forse diventeranno anni, chissà) di emergenza. Tutto nonostante da più parti si sia invocata la sospensione definitiva dei campionati per rispetto della gente che sta morendo (anche se, stando ai dati Istat 2017, decessi in Italia per alcune malattie infettive e parassitarie: 14.070; decessi per malattie del sistema respiratorio 53.372 di cui 13.516 per polmonite; dati Protezione Civile, decessi per Covid-19 nei primi tre mesi del 2020: 12.428). Qualcuno invece ha trovato più semplice (e forse semplicistico) scaricare sui tifosi la responsabilità di quanto stia accadendo a Bergamo, individuando in Atalanta-Valencia la scintilla che avrebbe scatenato l’epidemia; 49 ultras interisti sono stati denunciati per aver incoraggiato la squadra prima della partenza per Torino. La demonizzazione dei tifosi dell’Atlético Madrid a Liverpool e degli ultras del PSG fuori dal Parco dei Principi dopo la sfida con il Borussia Dortmund. Dagli all’ultras, dagli all’untore, come ha scritto in un bellissimo pezzo Luca Pisapia. Anche quando il mostro (il virus) è in prima pagina da un po’ e non servirebbe di crearne uno ad hoc. Ci colpevolizziamo tra noi, guardiamo in “orizzontale”, mentre dovremmo assumere una visione più verticale degli eventi. Gli assembramenti sono nemici della fratellanza. Ma anche il potere lo è.
“Il tifo colora la curva, la solidarietà la rende grande” uno striscione di un tempo che fu. Tempi andati o altri tempi, mai come oggi sono locuzioni che non hanno niente a che vedere con la retorica. Perché se ci mettiamo a pensare al mondo che ci aspetta da qui all’estate 2021, diventa difficile riuscire ad immaginarlo simile al mondo prima del Covid-19. Ci è venuto incontro un dossier del Massachusetts Institute of Technology che illustra nel dettaglio come cambieranno le nostre abitudini. Tutti i luoghi di frequentazione pubblica avranno una capienza ridotta: dai bar ai ristoranti, dai negozi alle farmacie, finanche le sedi di lavoro dove si inizierà a lavorare con turni ben precisi e scadenzati (es. 2 su 5 in ufficio, e gli altri tre giorni da casa). Cosa ne sarà degli stadi? Una foto di una sala d’attesa dell’aeroporto di Bangkok racconta il futuro meglio di qualsiasi altra cosa: posti contrassegnati con una “X” rossa dove non sarà possibile sedersi. Gli stadi potrebbero avere un aspetto simile. La capienza verrà ridotta drasticamente. Come impedire agli ultras di stare compatti per effettuare i loro battimani e le loro sbandierate (prima che diventino illegali o untrici anche quelle…)? Voci di corridoio dicono che gli accessi popolari alle curve non verranno nemmeno messi in vendita.
Un futuro neanche poi così distopico perché in fondo un assaggio lo avevamo già avuto nel 2015 quando nelle curve romane gli steward multavano i tifosi che non rispettavano il seggiolino assegnato. Poco importava stare vicino ai propri “fratelli”, importante era la dispersione dei sentimenti. Un “esperimento sociale” che poi si è propagato in altre curve italiane. E stavolta gli steward magari avranno pure più poteri, conferitigli da governo, Lega e pure OMS. Tifare non sarà mai stato più difficile.
The Hawk