Riportare il tifoso al centro del calcio: l’iniziativa degli ultras per il futuro del tifo
4 agosto 2020Riportare i tifosi al centro del calcio e dello sport in generale. È stato questo il principale obiettivo dell’incontro tenutosi a Napoli sabato 1 agosto, tra il mondo delle tifoserie italiane (sia del calcio che del basket) e le istituzioni. Nella Sala dei Baroni al Maschio Angioino, sede che ospitò in passato anche le riunioni del Consiglio Comunale partenopeo, si è parlato del futuro del tifo del Belpaese, dopo un’emergenza sanitaria che ha visto la disputa di partite esclusivamente a porte chiuse, con coreografie virtuali disegnate al pc.
Un colpo al cuore alla vista, per i tanti veri appassionati del calcio, che senza il calore ed il colore delle tifoserie, ha perso d’interesse. Non è un caso, infatti, che ci sia stato un calo di spettatori anche dinanzi alle tv, per uno sport che rimane il più popolare al mondo ma che ha perso quei valori per cui si era sempre contraddisinto nel passato. Già prima che iniziasse la pandemia da Covid-19, il mondo ultras era stato messo a dura prova da misure stringenti, che ne avevano modificato – e a tratti quasi azzerato – la propria natura. Multe per il cambio dei posti assegnati, sanzioni amministrative per aver introdotto strumenti di tifo (megafoni, tamburi, drappi) non autorizzati, impossibilità di sventolare bandiere, insomma una serie di provvedimenti che avevano assestato un colpo importante ad un movimento comunque duro a morire. Gli ultras, infatti, per indole non mollano mai e non hanno mollato nemmeno dopo questi provvedimenti, provando ad unire le forze per salvaguardare la libertà di tifare.
Da Nord a Sud, infatti, i supporters delle Curve italiane hanno voluto unire le proprie idee per un bene comune, promuovendo un interessante documento dove si facevano presenti alla politica alcuni punti fondamentali per quello che sarà il graduale ritorno dei tifosi sugli spalti. Rappresentati dall’avvocato partenopeo Emilio Coppola, i delegati delle 108 tifoserie firmatarie di questo documento (tra cui figurano molte campane, come Napoli, Salernitana, Paganese, ma pure tifoserie storiche del panorama italiano, quali Bergamo, Brescia, Parma) hanno incontrato a Napoli diversi esponenti di tutte le forze politiche del Paese per chiarire alcuni aspetti ritenuti imprescindibili. Gli ultras hanno chiesto innanzitutto l’abolizione della Tessera del Tifoso, strumento di fidelizzazione voluto nel 2009 da Roberto Maroni per combattere la violenza negli stadi. Il 4 agosto del 2017, a Roma fu siglato il Protocollo d’Intesa che consentiva a tutti i sostenitori sprovvisti di Fidelity Card di sottoscrivere l’abbonamento per le gare casalinghe della propria squadra del cuore e di tornare a seguire, in assenza di criticità individuate dall’Osservatorio sulle Manifestazioni Sportive, liberamente le trasferte. Un programma triennale che puntava ad un superamento della Tessera del Tifoso. Oggi, a quasi tre anni da quella firma, gli ultras hanno chiesto (incassando un parere positivo dalla politica) che lo strumento di fidelizzazione finisse definitivamente in soffitta, dandogli magari solo una valenza per le iniziative di merchandising.
Nel documento si è parlato anche di “settore popolare”, perchè gli ultras hanno chiesto di poter vivere la propria “casa” sportiva come hanno sempre fatto, sventolando bandiere, esponendo i propri vessilli e cantando a squarciagola. Il tutto, ovviamente, quando sarà possibile tornare alla normalità e anche gli spalti potranno essere luoghi “sicuri”, aperti a tutti, senza il rischio contagio da Coronavirus.
Un incontro sicuramente importante per gettare le basi per un futuro migliore, restituendo importanza alla componente del tifo, spesso bistrattata e “scavalcata” dal business legato alle tv. Ora, dopo la proposta dei gruppi organizzati, la palla passa alla politica. Servirà passare dalle parole ai fatti.