Nelle ultime settimane l’associazione dei tifosi di calcio in Danimarca (DFF) ha promosso una campagna contro le tessere da trasferta, diventate obbligatorie in Superliga. Tutto per via di un match molto caldo tra Aalborg e Copenaghen risalente al 2012, in cui gli ultras ospiti diedero vita ad una fitta torciata nel loro settore. Il Ministero di Giustizia, la federcalcio danese, la polizia e le società di calcio si sono riunite per decidere di promuovere un’esperienza “più sicura” per il tifoso. L’introduzione delle nuove “away card” è prevista a partire dalla stagione 2015/16 e sarà obbligatoria anche per i bambini e andrà richiesta alcune settimane prima del match. Dovrà essere ritirata personalmente e nei dati da comunicare c’è persino la statura. Dopo un certo periodo di tempo, i tifosi dovranno anche pagare per mantenerla.
In generale il DFF ha capito che questo schema in Europa ha portato semplicemente alla riduzione del numero di spettatori. Si continua purtroppo a vedere in Italia, Ungheria e Turchia dove il pubblico è calato del 90%, mentre la Tessera del Tifoso verrà sospesa in Belgio e Polonia al termine di questa stagione.
Anche il Comitato Europeo sulla Violenza si è espresso così, prendendo in considerazione l’esempio del campionato croato: “Lo schema sembra andare a rafforzare piuttosto che indebolire alcune frange di tifosi, tanto che persino sostenitori di squadre rivali arrivano ad unirsi per boicottare il provvedimento […] In questo modo non si può sperare di generare un’atmosfera sicura ed accogliente […]“
La risposta danese quindi è stata sintetizzata con un hashtag su Twitter: #Nejtilawaykort (notoawaycard). D’altra parte si intuisce subito che questa tessera (così come le altre) non è né un’occasione per fare business, né tanto meno per fare prevenzione. Danneggia semplicemente il calcio.
(Fonte: FSF, Football Supporters Federation)
