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Alle linee delle tv a pagamento preferirò sempre le curve

Alle linee delle tv a pagamento preferirò sempre le curve

13 febbraio 2015

Un testacoda simile merita una curva nel tempo. Roma-Parma rimanda a “quello”. A quel giorno dall’oro in bocca, di una città cotta, mai così porpora, mai così rossa. Roma-Parma è una curva della memoria per tutti. Un testacoda che fai perché nello specchietto retrovisore hai visto improvvisamente riflesso te stesso come non eri mai stato prima. Re o regina. E’ quello il giorno in cui tutti eravamo Re. Poi una svolta, verso Sud possibilmente, e dietro la Curva ci trovi tutto il calcio italiano che va in testacoda speriamo a sbattere fino al punto da rottamarlo. Non ci ritrovi quasi più il Parma, senza Europa, senza soldi, senza stipendi, senza inservienti per spalare la neve, tra pochissimo senza giocatori, tra poco senza Parma. Ma ancora solo e soltanto coi suoi tifosi che hanno scritto col Chievo: “Il nostro amore oltre ogni categoria”. Potrebbe essere l’ultima partita del Parma prima dei libri in tribunale, proprio Roma-Parma che per noi era ed è ancora oro, sole, trionfo, legge, racconto. Una parabola purtroppo perfetta. E’ la curva del tempo, la direzione del calcio italiano che non ha imparato niente da Calciopoli perché non è mai uscito da Calciopoli. Da Moggi, che pontifica Libero in un paese senza quasi libertà di stampa (e dalla stampa). La Triade è stata soltanto sostituita da tre stelle. Scudetti per Agnelli. E’ cambiato solo qualche interlocutore, ma nemmeno tutti. Paparesta che era chiuso nello spogliatoio adesso è presidente dopo aver fatto il moviolista, le telefonate non vengono fatte per pilotare la designazione ma magari per acchittare il sorteggio integrale. Sono per esempio le telefonate per raccattare voti, per i nuovi dirigente del calcio, novelli Scilipoti per Macalli in un paese in cui qualcuno ha seriamente pensato a fare presidente Magalli. Telefonate per spiegare i metodi d’adottare con gli amici della Lega, con le Federazioni rette da gentiluomini che chiamano “cosi” e “opti pobà” i giocatori extracomunitari, magari perché così c’è scritto nel calcio raccontato da Tavecchio venduto in migliaia di copie a se stesso, cioè alla Figc, cioè a noi. Ci si comprano. Letteralmente. E poi mettono in vendita la nostra passione, apposta è bello lo striscione dei tifosi del Parma col Chievo che preferiscono i libri in tribunale a qualsiasi altra farsa, preferiscono la legge e il loro amore a questo dileggio-cazzeggio di bassa lega e della Lega dei potenti coi loro sentimenti. Ormai ci sono più copie vendute di un libro fantasma di sir Carlo Baudelaire Tavecchio che spettatori in uno stadio. Ci hanno rimossi. Fiori del male. Non ci avevano previsti. E’ la loro linea guida, ti indicano cosa leggere, e più in generale cosa vedere. Eyes wide shut, la cura Ludovico. In televisione questo ci rientra nell’inquadratura, quest’altro no; questo non è gol anche se si vede che è gol, questo è gol perché te lo dice il moviolista; questo fallo si fa vedere e rivedere, quest’altro non è stato mai visto; quest’azione si commenta e si ricommenta con i loro ex (ex da tutto tranne che da loro stessi), si zumma, si rallenta, s’intitola, ci guida fin dentro i nostri letti e nelle nostre coscienze che qualcuno ci crede pure e chiede scusa per un rigore con l’Empoli; quest’altro gol o quest’altra azione o quest’altra gomitata non si vede, non si dice, non esiste, non si commenta. Ci hanno chiusi gli occhi a noi che magari li avevamo chiusi per troppo amore, per quel giorno di sole. Mettiamoci gli occhiali e facciamoli le lastre. Roma-Parma quattordici anni fa, Roma-Parma oggi, la partita del fallimento del Sistema Calcio Itaglia che ti chiude gli occhi e ti fa tappare le orecchie, per non sentire le registrazioni di Lotito: “Carpi” diem! “Carpi” diem, spegni tutto e vai allo stadio finché ti ci faranno andare, finché non arriveranno altre tessere, altri controlli incrociati per mantenere sempre lo stesso stato. “Carpi” diem e resisti. “Carpi” diem e  alle linee rette delle tivvù a pagamento scegli sempre una curva. Foss’anche solo un ricordo. Parallasse della memoria. 

(di Tonino Cagnucci da programma ufficiale Roma-Parma del 15/02/2015)