L’aggressione ultrà nel ritiro di Assemini venerdì. Le conferme di Zeman sabato. La contestazione della curva Nord del Sant’Elia e la smentita di capitan Conti domenica dopo il k.o. con il Napoli. Le indagini che non si fermano. Il Cagliari vede la Serie B sempre più da vicino, ma è il «fuori campo» che fa discutere. Non i malinconici 21 punti dei rossoblù, non la partita di domenica prossima a Firenze, non il futuro di un club che in A gioca da 11 stagioni di fila. Lunedì, sui social network, è apparsa una fotografia di Conti rubata dalla tv, e il particolare della fascia da capitano non è passato inosservato: Daniele, infatti, nel braccio sinistro indossa una fascia blu con i nomi dei tre figli Bruno, Manuel e Melody, il (suo) numero 5, e – soprattutto – al centro lo stemma degli Sconvolts. Daniele, a Cagliari dal 1999 ma solamente 17 presenze quest’anno, altre volte aveva portato la fascia dedicata al gruppo più caldo degli ultrà cagliaritani, ma la sua scelta per la partita contro il Napoli, dopo l’agguato di venerdì sera, è apparsa inopportuna a molti, e non è piaciuta per niente alla società guidata da Tommaso Giulini.
Domenica, ed evidentemente non è un caso, soltanto Conti e Cossu si sono salvati dai fischi e dagli insulti della curva Nord («C’è solo un capitano» i cori per il primo, «Andrea uno di noi» quelli per il secondo). Dimostrazione che per gli ultrà i colpevoli sono altri. Non Daniele, che domenica sera ha smentito che qualche compagno sia stato preso a schiaffi dai tifosi, andando quindi contro le parole di Zeman («Venerdì non c’è stato un confronto, hanno fatto tutto gli ultrà. Ci hanno spaventati», aveva detto alla vigilia del Napoli) e del vicepresidente Filucchi. Non Andrea, che nel polpaccio destro ha tatuato lo stemma degli Sconvolts ed è un vero tifoso rossoblù: tra Cossu e gli ultrà c’è un legame fortissimo, e la sua presenza all’esterno della sede degli Sconvolts durante una perquisizione della Digos successiva all’assalto contro i tifosi del Cesena, a metà gennaio, ha creato più di un imbarazzo. Due bandiere, Conti e Cossu, col futuro in bilico e il contratto in scadenza: al di là dell’età, 36 anni il romano, quasi 35 il cagliaritano, i loro destini sembrano lontani dalla Sardegna, considerando anche quello che è successo negli ultimi giorni.
Intanto, sul versante delle indagini, sia la Digos sia la magistratura continuano il lavoro per individuare gli autori dell’agguato di Assemini. Nei prossimi giorni verrà risentito Zeman e altri colloqui verranno fatti con i giocatori (le cui ricostruzioni dell’accaduto finora non hanno convinto). Il questore Filippo Dispenza, intervenuto domenica sera al Sant’Elia con i suoi uomini per calmare gli animi dei giocatori cagliaritani è durissimo: «La società sta facendo un grande lavoro per liberarsi di certi vincoli con gli ultrà – spiega –. Queste violenze non si possono tollerare, c’è stato un vile attacco ai giocatori. Questo non è tifo, è tifo malato, questa è gente che vive di violenze e di intimidazione e basta. Cagliari è una città civile ma questi ragazzi sono solo dei teppisti che vanno fermati».
(Gasport)