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Catanzaro, la passione oltre i divieti

23 novembre 2015

«Cara, passiamo il sabato sera fuori dallo stadio?». Magari la «proposta indecente» alla propria compagna/moglie è stata fatta da qualcuno dei 500 tifosi del Catanzaro che hanno scelto di non abbandonare il loro amore calcistico dopo un burocratico divieto. Ma la storia è tutta da raccontare, perché ha un finale molto particolare (e bello). I fatti: lo scorso giovedì il prefetto del capoluogo calabrese dispone le porte chiuse per la sfida Catanzaro-Messina. Il motivo? L’accesa rivalità tra le due tifoserie con il rischio incidenti anche per via dell’orario serale (20.30), disposto dalla Lega Pro causa spezzatino della vecchia Serie C a uso e consumo di una tv (Sportube) che trasmette tutte la partite in diretta gratuita sul web. A nulla servono le proteste del club calabrese: «Perché penalizzare i nostri abbonati e chi ha la tessera del tifoso?». Niente da fare: nessuno si prende la briga di spostare la gara al pomeriggio e a nessuno viene in mente che forse bastava vietare la trasferta agli ospiti. «Porte chiuse», ordina il prefetto rifacendosi al consiglio arrivato da Roma per «bocca» del Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive. «Porte chiuse», poco importa se la stessa partita era stata disputata (di giorno) lo scorso aprile con i tifosi di entrambe le squadre sugli spalti e nessun incidente prima, durante e dopo il match. «Porte chiuse», dunque: sconfitta per tutti. Anzi, no. Perché nel sabato calabrese accade qualcosa che ribalta il risultato. In 500 decidono lo stesso di stare vicino al Catanzaro. In che modo? Si danno appuntamento fuori dallo stadio, poi occupano la piazza con vista sulla curva Massimo Capraro (quella che ospita gli ultrà) e iniziano a cantare. Come se vedessero la partita. Ci sono i sostenitori più accesi, ma pure papà con bambini e donne. C’è persino chi è arrivato dalla provincia, accumulando tra andata e ritorno oltre 200 chilometri. Urlano per 90 minuti. Il Catanzaro vince 1-0: la squadra ha sentito il calore della gente pure nello stadio vuoto. E allora cosa fa? Al triplice fischio dell’arbitro corre verso la curva e non si ferma. Il capitano Giampà (un passato in A proprio col Messina) chiede ai sorpresi steward di aprire le porte: arriva anche il presidente Giuseppe Cosentino e si unisce alla squadra che prosegue in questa strana camminata nel deserto. Dura pochi secondi, poi all’improvviso è il delirio: i giocatori abbracciano i tifosi. Ed è una festa, come se avessero vinto un campionato. Il video (lo trovate anche su gazzetta.it) vale più di mille parole. Noi ne aggiungiamo qualcuna: il calcio è passione e tifosi così fanno bene al calcio. Giusta la prevenzione, ma chiudere uno stadio deve essere una misura eccezionale. E di eccezionale sabato sera c’era solo il comportamento del Catanzaro e dei suoi sostenitori.

(F. Ceniti, Gazzetta dello Sport)