A suo modo era un personaggio. Nello sport e sul lavoro. Infermiere dalle grandi doti umane e professionali prima a Carignano e poi al Campo di Marte e tifoso acceso e battagliero sui gradoni del Porta Elisa negli anni Settanta e Ottanta e al Delle Alpi o al Comunale nel corso dei decenni. Diviso tra Lucchese e Juventus, i suoi grandi amori. Se n’è andato così, in punta di piedi, Alessandro Tamarri, 66 anni, per tutti «Itto», tra i fondatori del mitico Bar Duilio, il covo dei tifosi rossoneri negli anni Settanta quando nascevano i primi gruppi ultras.
Da diversi anni era in pensione il buon «Itto». Aveva lavorato all’Asl quando ancora si chiamava unità sanitaria locale e privilegiava la sfera pubblica a quella privatistica. Prima come semplice infermiere, poi come capo sala. Le sue orme sono state riprese dall’adorata figlia Barbara che oggi lavora come infermiera al San Luca. Curava il fisico in maniera quasi maniacale e, anche dopo il collocamento a riposo, si allenava in palestra. Culturismo e body building. Ma il calcio era la sua grande passione durata tutta una vita. In primis la Lucchese. Un tifoso storico «Itto» capace di trascinare i più giovani al grido di «Forza Lucchese».
Sia in casa che in trasferta. Negli anni Settanta con l’esodo di Ferrara e negli anni Ottanta con l’epopea di Maestrelli e la promozione in C1 conquistata ai Civitavecchia. Il suo cuore batteva anche per i colori bianconeri. Seguiva con l’amico Alessandro Innocenti la Juventus quella dei Platinì dei Boniek dei Tardelli e dei Cabrini. E al Santiago Bernabeu quando il mitico Dino Zoff alzò al cielo la Coppa del Mondo nel luglio del 1982 lui era uno dei tanti lucchesi presenti a Madrid. Adesso che ha perduto l’ultima battaglia sono in tanti a ricordarlo. E oggi alle 15,30 nella chiesa di Spianate molti lo saluteranno con rimpianto.
(Il Tirreno)