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“Corpo a Corpo”: il dramma umano e l’appartenenza ad una “fede”

“Corpo a Corpo”: il dramma umano e l’appartenenza ad una “fede”

12 novembre 2018

Paolo è un ragazzo tifoso del Brescia rimasto gravemente ferito dopo un pestaggio della polizia dopo la partita tra Verona e Brescia del 2005. Dopo due anni si risveglia dal coma, portando sul corpo i segni di quella giornata. Non è più cooordinato nei movimenti, lui, che allevava tori, scalava le rocce più impervie e la domenica andava allo stadio a tifare la sua squadra del cuore, ed ha perso molti dei ricordi della sua “precedente” vita.

Il regista Francesco Corona ha documentato per anni la “rinascita” di Paolo Scaroni e l’ha trasformata in un documentario dal titolo “Corpo a Corpo“. Costruito su due piani narrativi, il film entra dolcemente nella vita del ragazzo, mostrandoci un corpo che via via inizia a prendere vigore, pur “offeso” dalla lunga degenza. Accanto a Paolo vi sono i genitori, i parenti, ma soprattutto gli amici, gli Ultras del Brescia, che hanno preso questa vicenda a cuore tanto da diventare priorità rispetto anche all’appartenenza ad una fede calcistica. Da questo racconto emergono le storie del tifo organizzato, l’appartenenza ad una provincia, ad un territorio. La simbologia ultras si fondo e con quella di un uomo malato, entrando l’una dentro l’altra. 

Corpo a Corpo” è un’opera complessa nella sua costruzione, un lavoro durato dodici anni accanto al protagonisti ed ai gruppi Ultras, che il regista ha finemente intarsiato senza sbavature e senza cadere nella retorica e nei luoghi comuni. Corona filma il reale, non lo manipola, non interviene, non si schiera, ma fa pensare e discutere il pubblico che percorre le “spirali” del suo documentario.

(cinemaitaliano.info)