Curva Ovest Ferrara: “No alle diffide basate su intenzioni presunte”
25 febbraio 2020Undici daspo hanno colpito, in queste ore, il direttivo della Curva Ovest di Ferrara. Gli ultras della Spal hanno diffuso un comunicato ufficiale, in cui “denunciano” il trattamento loro riservato per il derby emiliano contro il Parma, che – a detta loro – non avrebbe fatto registrare alcun episodio critico ma ha portato comunque ad 11 diffide.
Un altro duro colpo per la tifoseria estense, già colpita nel recente passato da diversi provvedimenti di daspo, in particolare per i disordini contro la Lazio fatti registrare nel luglio 2018 nel ritiro ad Auronzo di Cadore. Di seguito, il comunicato ufficiale degli ultras della Spal:
“Undici diffide sono piovute sulla testa dei nostri ragazzi, mettendo in ginocchio il direttivo di Curva Ovest Ferrara, i fatti sono questi.
Fatti che si sentono spesso, a tutte le latitudini. Provvedimenti emanati a soggetti giudicati colpevoli di qualche comportamento scorretto. Il sistema, giustamente, funziona così. A fronte di regole disattese, esiste un procedimento sanzionatorio.
Ma che succede quando il reato non sussiste? Nella giurisdizione ordinaria ci sono i processi che lo accertano. C’è la tutela legale, ci sono le prove, esiste il contraddittorio. Nell’ambito della sicurezza degli stadi invece no. Chi è vittima di un errore giudiziario, anche clamoroso, non ha alcun tipo di tutela.
Le ultime diffide per il pre-partita di S.P.A.L. – Parma si basano sul reato di “intenzione”. Reato non previsto dal nostro codice penale. Nessuna violazione, nessun fatto, nessun danno, nessuna prova. Ma tuttavia, undici condanne. Esecutive.
Con pene che rasentano l’incredibile. Cinque anni di diffida. In alcuni casi la doppia firma, con limitazioni delle libertà personali paragonabili alla detenzione.
Oltre alla totale impotenza di fronte a queste condanne ingiuste esiste una sproporzione della pena rispetto a qualunque altro tipo di reato che rasenta davvero il ridicolo.
Il questore accusa, giudica e condanna, tutto da solo. Avvalendosi dell’impianto normativo sulla sicurezza in ambito sportivo, che lo legittima a farlo e lo tramuta in una specie di Faraone del 2020. Alla faccia di qualsiasi garanzia costituzionale, che per qualsiasi altro reato prevede invece fior di organi differenziati per ogni grado di giudizio, e un impianto processuale tra i più accurati del mondo.
La vera forza dell’attuale impianto normativo sulla sicurezza è la discriminazione. Nonostante si tratti di un’autentica aberrazione giuridica, che di fatto viola decine di diritti fondamentali dell’uomo in tema di libertà e garanzie, è convenzionalmente accettato perché rivolto ad una cerchia di individui soggetti a disapprovazione sociale.
Potremmo parlare all’infinito di quanto la percezione degli ultras sia stata abilmente manipolata nel corso degli anni, ma sarebbe un discorso che presta il fianco a critiche sull’opportunità e sul conflitto di interessi. Non ci interessa tirare acqua al nostro mulino, non vogliamo farlo.
Vogliamo basare il nostro messaggio sulla pericolosità di questo impianto sanzionatorio, estendibile in un futuro molto prossimo a qualunque altro aspetto della vita sociale di tutti noi. Non vogliamo sottrarci a nessun tipo di responsabilità. Il presupposto principale su cui fondiamo le nostre ragioni è che chi sbaglia è giusto che paghi.
Provocatoriamente non pretendiamo di essere trattati meglio di assassini, stupratori, ladri o mafiosi. Ci andrebbe bene avere un grado di giudizio paritario rispetto a loro, poiché a tutt’oggi non è così. Non godiamo delle stesse garanzie, delle garanzie e della tutela giuridica che il nostro ordinamento prevede per qualunque individuo. E che un giorno potrebbe coinvolgere i nostri fratelli, i nostri figli, anche fuori dallo stadio. Nelle piazze, ad un concerto, ad una manifestazione di lavoratori.
Non è una battaglia degli ultras, è una battaglia di ogni uomo libero.
Umanità e uguaglianza, chiediamo questo. Pretendiamo questo.
E lotteremo per questo.
Non vi chiediamo di unirvi a noi per spirito solidale. Non vi chiediamo di sospendere il giudizio che ci riservate, bello o brutto che sia. Vi chiediamo di ribellarvi a questo delirio giuridico per voi stessi. Per i vostri figli. Perché un giorno nessuno debba rimpiangere una colpevole immobilità, rispetto al cancro che ci sta colpendo e che divora i nostri diritti, uno dopo l’altro.
Servirà unione e compattezza. Dentro allo stadio e fuori. Seguite i nostri ragazzi, decimati da questi provvedimenti liberticidi indistinguibili dalle purghe, perché dovranno raddoppiare gli sforzi per far fronte a questa nuova situazione. E perché porteranno avanti una battaglia di tutti.“