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Finale Coppa, ultras e politica

Finale Coppa, ultras e politica

20 maggio 2016

Gli antagonisti sul piede di guerra contro CasaPound e gli ultras di Milan e Juventus pronti a sbarcare a Roma per la finale di Coppa Italia. Una miscela esplosiva, che porta alle stelle la tensione per la giornata di domani.

Manifestazione e contro-manifestazione, e in mezzo le tifoserie delle due squadre di calcio che hanno intenzione arrivare in tempo per il corteo del mattino. Molti gruppi sono già pronti e sbarcheranno a Roma dalle 7. Anche se la partita è prevista per domani sera alle 20.45, una parte degli ultras ha intenzione di arrivare quando nella Capitale è previsto l’inizio del corteo organizzato da Casapound e il sit-in di centri sociali, Anpi e altre sigle. Gli eventi si svolgeranno a poche decine di metri l’uno dall’altro. Alle 10 da piazza Vittorio dovrebbe partire il corteo di CasaPound. Contemporaneamente, a piazzale Esquilino, si riuniranno tutte le sigle che non intendono permettere al movimento di estrema destra di poter manifestare. In mezzo a queste due realtà si infiltreranno le tifoserie.

Una miscela che alza il livello del rischio e che potrebbe creare notevoli disagi alla città, oltre che problemi alla sicurezza con il pericolo di scontri tra le parti e con le forze dell’ordine. I centri sociali sono pronti a fermare il corteo “con ogni mezzo”, anche con la violenza.

Oggi pomeriggio in Questura si riunirà il Comitato per l’ordine e la sicurezza che dovrà mettere a punto la macchina organizzativa tenendo conto anche dell’evento calcistico e di ciò che comporta.

La giornata, per chi dovrà occuparsi dell’ordine pubblico, comincerà molto presto. Già dalle 8, tra piazza Vittorio e via Napoleone III, inizieranno a confluire militanti e simpatizzanti di CasaPound. Gli arrivi sono previsti da tutta Italia e le forze dell’ordine dovranno preventivamente bonificare la zona e in seguito presidiarla per evitare infiltrazioni. Stessa storia dall’altra parte. Piazza Esquilino sarà il fronte del dissenso degli estremisti di sinistra, dei centri sociali e di tutti coloro che sono contro l’iniziativa delle Tartarughe. L’Anpi ieri ha formalmente comunicato alla Questura che la manifestazione si svolgerà in forma statica in piazza dell’Esquilino dalle 9.

E sui siti d’area e social network continua senza sosta la chiamata alle armi degli antagonisti, anche contro le forze dell’ordine e le istituzioni colpevoli di aver concesso l’autorizzazione “ai fascisti”. «Non è nuova poi la prossimità e la collaborazione con le forze dell’ordine – si legge in un post – che difendono CasaPound considerando il loro corteo alla stregua di qualsiasi altro corteo cittadino, consentendo di far sfilare chi porta in piazza l’odio e l’intolleranza nei confronti dei migranti». E proprio a proposito degli extracomunitari, la nota prosegue: «I compagni migranti della lotta per la casa hanno raccontato come durante questa campagna elettorale i fascisti di CasaPound, soprattutto nelle periferie, minacciano le occupazioni e chiedendone la chiusura per la presenza dei migranti. Proprio per questo sabato 14 si è svolto il corteo per le strade del quartiere Tiburtino III, per rispondere alle strumentalizzazioni che CasaPound sta facendo in questi giorni andando a chiedere la chiusura dei centri di accoglienza nella zona per «difendere l’Italia, che invece andrebbe difesa proprio da chi ha intenti precisi economici e di potere sulla città».

Il clima è rovente e le voci che chiedono l’annullamento della manifestazione di CasaPound non si fermano. In una nota Marta Bonafoni, consigliera regionale di Si-Sel, ha dichiarato: «In queste ultime ore si sono verificati nuovi episodi di intolleranza e violenza, riconducibili a esponenti di CasaPound, che non fanno che aggravare la nostra preoccupazione per il clima che si sta respirando a Roma negli ultimi giorni. Torniamo a chiedere a gran forza, unendoci agli appelli che sono venuti dall’Anpi, da esponenti politici, associazioni e movimenti affinché venga vietata la manifestazione di CasaPound prevista per sabato 21 che, se confermata, temiamo possa creare situazioni pericolose per l’ordine pubblico».

(Il Tempo)