Parigi val bene una mischia. Perlomeno è quello che pensano Thomas Savare e Jacky Lorenzetti, i presidenti delle due grandi squadre parigine di rugby – accanite rivali da più di un secolo – dello Stade Francais e del Racing Paris ’92. Ieri a Bagatelle, la storica sede della prima finale del campionato francese che nel 1892 vide il Racing trionfatore proprio sullo Stade, hanno tenuto una conferenza stampa per annunciare fra lo stupore generale la fusione dei rispettivi club: data la popolarità del rugby in Francia, è un po’ come se Inter e Milan decidessero di diventare una cosa sola. Il marchio, il nome e lo stadio sono ancora da trovare, ma il matrimonio per salvare il rugby parigino, che rischia l’estinzione causa esaurimento della pecunia, ormai è certo, si farà. «Abbiamo piazzato una bomba», ha detto Savare, il patron dello Stade, scatenando le ire dei tifosi del club per cui milita dal 2005 anche il capitano azzurro Sergio Parisse (che per ora, in pieno Sei Nazioni, ha preferito non pronunciarsi, ndr).
Twitter di protesta
Persino la terza linea e nazionale francese Pascal Papè ieri ha twittato un messaggio invitando alla protesta (pacifica) tutti i fan con l’hashtag #pinksnotdead, riferito alla tipica maglia rosa, una delle trovate mediatiche di Max Guazzini, il presidente che negli scorsi Anni ’90 ha rilanciato la storia dello Stade. L’accrocchio societario non è certo un inedito nella storia dell’ovale francese – lo stesso Racing è rinato nel 2001 grazie ad una fusione con la polisportiva US Metro – e nemmeno in quella dello sport parigino. Il Paris Saint-Germain, perla del calcio francese, è stato cucito nel 1970 utilizzando le stoffe di due club, l’F.C. Paris e il glorioso Stade Saint-Germain (fondato nel 1904 a Sint Germain-en-Laye). Dopo un anno in seconda divisione e la promozione in prima, però, le pressioni cittadine portarono ad un rapido divorzio da cui sono nati l’attuale PSG e il presto dimenticato Paris F.C. A conferma che le fusioni a freddo come nella fisica nucleare anche nello sport si rivelano spesso una chimera.
A Livorno fu il caos
Ne sanno qualcosa i tifosi di Libertas Livorno e Pallacanestro Livorno, due delle squadre cult del campionato di basket italiano Anni ’80, riunite nel 1991 sotto la denominazione di Libertas Pallacanestro Livorno da un’operazione gelidamente notarile. L’esito fu il rigetto totale: degli appassionati e del campionato, visto che, retrocesso rapidamente in A2, l’ibrido fu cancellato per una questione di false fidejussioni nel 1995. Mezzo calcio italiano (Roma, Inter, Torino) è nato da fusioni, il segreto però è farle subito, a caldo. O perlomeno quasi subito, come nel caso di quella che tutti gli appassionati italiani conoscono, fra Sampierdarenese e Andrea Doria che nel 1946 diede forma, maglia e gloria futura all’Unione Calcio Sampdoria.
(Semeraro/La Stampa)
–
La notizia è esplosa in mattinata e ha sconvolto Parigi: il Racing e lo Stade Francais si fonderanno e dalla prossima stagione nella capitale ci sarà una sola squadra di rugby. E’ non è una fusione di poco conto. Basti pensare che il 20 marzo del 1892 nella prima finale del campionato francese, giocata alla Bagatelle e arbitrata da Pierre de Coubertin, il Racing sconfisse lo Stade, che poi si prese la rivincita l’anno seguente. Il destino si è divertito a chiudere quel cerchio: Stade e Racing hanno vinto le ultime due edizioni del Top14.
CONTROPIEDE Ieri quasi 200 tifosi dello Stade si sono dati appuntamento al Jean Bouin, la loro «casa» nel quartiere di Boulogne. Con loro, alcuni giocatori, con la bandiera Pascal Pape in testa, che aveva chiamato l’adunata via Twitter. «Se ci sarà da morire con le armi in mano, lo faremo», ha detto prendendo la parola in campo. E al telefono avrebbe detto a Savare: «Così uccidi questo club». Pape ha ammesso che i giocatori «sono stati presi in contropiede dalla notizia». In tanti sottolineano come una fusione del genere uccida il senso di appartenenza di due club dalle anime diverse: lo Stade è quello della città, dei parigini, il Racing è collocato per tradizione fuori. La fusione l’hanno annunciata i presidenti Thomas Savare e Jacky Lorenzetti, che hanno dato appuntamento alla stampa proprio ai Jardins de Bagatelle: «Costruire un solo grande club per Parigi». La sindaco Anne Hidalgo ha però espresso la sua più «viva inquietudine» per il progetto: «E’ deplorevole che la collettività, i partner e i giocatori non siano stati coinvolti nella riflessione. E lo Stade Francais ha una responsabilità particolare nei confronti di Parigi». Una responsabilità che si traduce in senso di appartenenza e legame con la storia di Parigi: se è vero che a lui si deve la caratterizzazione «in rosa», l’ex presidente Max Guazzini è stato anche colui che ha partorito l’idea della maglia con Blanche di Castiglia (regina di Francia nel XIII secolo). E’ per questo che nell’esplosione proteste di ieri a sentirsi fortissima è stata soprattutto la voce di quelli dello Stade: «Questa non è una fusione, è il Racing che compra lo Stade: sa che solo con i suoi tifosi non riempirà il nuovo stadio», scrivono sui social.
STADIO La sindaco è preoccupata anche per il futuro del Jean Bouin: la U Arena di Nanterre/La Défense, il nuovo stadio del Racing in costruzione, sarà pronto per la prossima stagione. «Questa fusione – ha detto la Hidalgo – non può cancellare gli sforzi che la città ha pagato per il Jean Bouin». Savare e Lorenzetti hanno però specificato che le partite del nuovo club si giocheranno sempre lì, mentre la U Arena ospiterà «i grandi show», che potrebbero essere rappresentati dalle sfide di Champions o dai playoff di campionato. E che non si tornerà indietro lo ha certificato anche la Lega rugby, mentre il presidente Bernarde Laporte ha manifestato la perplessità della federugby francese e annunciato che questo pomeriggio incontrerà i giocatori. «Non abbiamo una grafica, nome o simbolo», ha spiegato Savares. «Gli allenatori saranno Laurent Labit e Laurent Travers (l’attuale staff del Racing, allo Stade Gonzalo Quesada aveva già annunciato l’addio a fine stagione, ndr). Stade e Racing continueranno a giocare con il loro nome e i loro colori nei campionati giovanili e femminile». La realtà degli ultimi anni racconta delle difficoltà finanziare dello Stade di Savare. La sua è una passione per il rugby e per la squadra di Parigi ereditata da papà Jean-Pierre, l’industriale padrone di Oberthur Tecnhologies, gruppo di cui oggi il 49enne Thomas è direttore generale. Lorenzetti, 69enne immobiliarista di origine svizzera, è invece a capo di Ovalto, la holding di famiglia che sta costruendo l’Arena e che si occupa anche di gestione finanziaria, spettacoli e viticultura.
FORMAZIONE Savare sarà il presidente del consiglio di sorveglianza, Lorenzetti quello del direttorio e fra due anni si scambieranno le posizioni. E i giocatori?«Ce ne sono 90 – ha detto Lorenzetti – e ne basteranno 45». Fra le proteste dei tifosi, il malumore del sindaco e le spiegazioni dei presidenti, ieri non è passato inosservato il silenzio dei due capitani, Dmitri Szarzewski (Racing) Sergio Parisse (Stade), che però è in ritiro con l’Italia e coerentemente con il suo modo di comportarsi dovrebbe parlarne solo al termine del Sei Nazioni. Parisse che nel gioco del tutto virtuale, del possibile XV del nuovo club è indiscutibilmente certo del posto da titolare come numero 8. In una squadra che potrebbe allineare in una mediana stellare l’australiano Will Genia e il neozelandese Dan Carter. Ma prima bisognerà far digerire ai parigini una rivoluzione che chiuderà una storia lunga 134 anni.
(Parretta/Gazzetta)