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FSE, qualcosa si muove…

FSE, qualcosa si muove…

21 settembre 2015

Tra barricate all’interno delle curve, filtraggi, prefiltraggi, tessere, fax e repressione, è chiaro che (almeno in Italia) ai piani alti stanno intensificando la battaglia per togliere voce, colore e calore ai tifosi. L’obiettivo (non dichiarato) sembra evidente: togliere di mezzo la gente dagli spalti mentre le TV si fanno la guerra facendo lievitare ogni anno i diritti televisivi, vera fonte di guadagno per le squadre di Serie A e B (a proposito, non è non andando allo stadio che si danneggia la propria società, ma piuttosto non facendo l’abbonamento a quelle tv…).

In questo scenario quasi “apocalittico”, qualcosa continua a muoversi in Europa a favore dei tifosi. La battaglia potrebbe sembrare contro i mulini a vento, ma la realtà è che la Football Supporters Europe continua a smuovere le coscienze, cercando di farsi sentire con autorità su più fronti. Per saperne di più, abbiamo intervistato Riccardo Bertolin (socio fondatore e membro del direttivo  di MyRoma, ex membro del direttivo di FSE).

Riccardo, cos’è FSE e in concreto quali sono le mosse che intende intraprendere a difesa dei diritti dei tifosi?
Football Supporters Europe (FSE) è un network di tifosi di calcio di tutta Europa indipendente, strutturato in forma rappresentativa e democratica, che conta attualmente membri da 45 nazioni europee. Crediamo che nel calcio moderno ci siano molte tematiche sulle quali è necessario agire, come il prezzo dei biglietti, la cultura del tifo, le discriminazioni e l’operato delle forze di polizia – e che i tifosi debbano finalmente farsi sentire in maniera forte e chiara attraverso una voce decisa, unitaria, autorevole e indipendente che sappia rappresentarli all’interno delle strutture del calcio europeo.

Tutto molto bello. Ma quanto è difficile il coordinamento?
Parecchio. Perché FSE è un’associazione che si basa sul lavoro di volontari. C’è solo una persona che riceve uno stipendio, più due in part-time e uno stagista. Tutti gli altri operano su base volontaria con spese coperte da donazioni, ma la maggior parte dei soldi sono versati dalla Uefa, che in teoria è la prima interessata a fare in modo che le cose funzionino. In concreto FSE si occupa di tematiche che stanno a cuore ai tifosi, come il mantenimento e lo sviluppo della cultura del tifo, o come le tessere del tifoso che sono state introdotte ultimamente in Ungheria, Polonia, Danimarca e Turchia, ma anche di altre tematiche come le partite truccate. E questo per rimanere vigili sull’integrità dello sport, che è quello che poi dovrebbe interessare a tutti. I tifosi in fin dei conti vogliono vedere uno spettacolo vero. Personalmente sono stato anche a Bruxelles al Consiglio d’Europa, come osservatore di FSE presso la commissione del “EU Expert Group on Good Governance”, ma anche a Zagabria dove sono state portate avanti diverse campagne di sensibilizzazione nei Balcani.

All’estero alcuni modelli sembrano funzionare meglio.
Io con MyRoma sono stato ad Amburgo (clicca qui per vedere il video) dove sia l’Amburgo che il St Pauli ci hanno aperto le porte per parlare della gestione delle società in Germania (clicca qui per vedere il documentario). Il modello tedesco funziona essenzialmente per un solo motivo di base. Negli anni ’90 in Germania fecero una legge che prevedeva che le società sportive dovessero essere almeno al 50%+1 di proprietà di un’associazione e al 49% di un singolo. Solo Wolfsburg e Bayer Leverkusen ottennero l’esenzione per motivi “storici” (Volkswagen e Bayer). Il Bayern ad esempio è al 72% dei soci, al 9% di Adidas, al 9% di Audi e così via. Tutto questo fa sì che nel direttivo sia sempre espresso il punto di vista dei tifosi. Questo non significa che i tifosi poi vadano a fare il calciomercato, perché c’è comunque un settore manageriale che si occupa degli aspetti economici e tecnici della società. Ma quello stesso settore deve sempre rendere conto ai tifosi.

In Inghilterra mi viene in mente lo Swansea…
Li ho conosciuti di persona e credo che abbiano fatto cose straordinarie. Proprietà al 21% del Supporters Trust. Certo per me al top ci sono sempre i modelli di AFC Wimbledon e FC United che a Manchester hanno persino inaugurato il loro stadio quest’anno. Ma anche qui da noi stanno facendo cose straordinarie ad Ancona,Taranto, Lecce, Lucca, Terracina e tanti altri gruppi.

Quando vedremo una partecipazione maggiore della tifoseria anche in Italia?
Difficile dirlo. Rimango convinto del fatto che, coinvolgendo le persone, il dialogo sarebbe automatico perché la tifoseria, organizzata o meno, vuole sentirsi parte della società. Creare partecipazione è sempre più positivo ed è anche un beneficio economico per le società a prescindere dallo spettacolo in campo. Ho riscontrato troppo scetticismo ai piani alti per vedere realizzato un connubio migliore tra le parti in causa. In ogni caso per me alzare un muro non serve davvero a niente. Spero che lo capiscano anche ai piani alti prima o poi…