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Giusta l’esultanza di Blanchard, ultras bianconero?

Giusta l’esultanza di Blanchard, ultras bianconero?

26 settembre 2015

Il nome “Blanchard”, per gli sfegatati e più longevi tifosi bianconeri fino a mercoledì alle 22:30, faceva riferimento a Jocelyn, 12 presenze e zero reti nella stagione 1998-99 tra le fila delle zebre di Torino. Ora invece ha preso le sembianze di Leonardo

Il recupero scorre sul tabellone dello Juventus Stadium e il Frosinone prova l’ultimo assalto, la Juventus è in vantaggio 1-0 rete di Simone Zaza, ma un calcio d’angolo cambia tutto. I ciociari trovano nell’inzuccata di Leonardo Blanchard il primo punto nella massima serie. I bianconeri colpi da un loro tifoso, centrale difensivo roccioso con un passato tra Poggibonsi, Pavia, Feralpi Salò e Siena, che gela la prima vittoria tra le mura amiche della Juventus in campionato. Una vittoria che tarda, maledettamente, ad arrivare.

Il calciatore frusinate si è dimostrato professionista esemplare, anche se la sua gara non è stata accorta – sua la deviazione per il vantaggio dei campioni d’Italia e tante le disattenzioni – ma a 27 anni si è tolto una gioia immensa, ma non da tifoso.

Lui a maggio, assieme ai Viking bianconeri,era a Berlino per assistere alla finale di Champions League della Vecchia Signora, cantando a squarcia gola il suo amore per la squadra più titolata della penisola. Segnata la marcatura che fissava il risultato sull’1-1, Blanchard, ha corso, braccia al cielo 50 metri a perdifiato, sublimando l’orgasmo del professionista con la morte del tifoso.

Il rituale del calcio ha nei gesti e nello stadio la sua sacralità, il tifoso, attraverso la sua “battaglia”, crea un’idea di giustizia, di estetica, di protesta e di identità. Identità taciuta da Blanchard perché si può essere professioni e fare bene il proprio lavoro, ma essere supporter, o addirittura ultras come definito dalla carta stampata, è un’altra questione. L’ultras nel tumulto del rettangolo verde sa sempre qual è la propria postazione e che esistono opposti schieramenti, dai simboli e dai gesti nasce questa frapposizione. Il ragazzone toscano è stato indefesso difensore del suo ruolo in campo, ma nell’esultanza senza freni ha abiurato il suo essere juventino (all’opposto, ad esempio, Daniele Portanova, che ha spesso segnato, senza esultare, alla Lazio, squadra di cui è sempre stato tifoso e ultras un tempo in curva con il Gruppo Rock, ndr).

(Lorenzo Cafarchio, Primato Nazionale)