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I seggiolini tra calcio e gradoni…

I seggiolini tra calcio e gradoni…

7 novembre 2016

Lo stadio Menti di Vicenza si doterà di un nuovo e atteso spazio per i disabili e di seimila seggiolini nelle due curve. Dal prossimo anno, l’impianto sportivo andrà sotto i ferri per due interventi che insieme vedranno l’amministrazione mettere sul piatto 400 mila euro, cui si aggiungeranno i 50 mila previsti per i lavori di arretramento delle panchine (tutti stanziamenti per il 2016 e il 2017). E se nel primo caso si tratterà di dare una risposta alle esigenze degli utenti più deboli che dal 2017 potranno avere una visuale migliore sulle partite, per quanto riguarda gli altri due cantieri, sono poi 6 mila i seggiolini da installare al Menti, al posto delle gradinate: 250 mila euro la spesa per «adeguarci alle normative e scommettere sugli Europei Under 21», spiega Nicolai.
Giusto rispettare le norme, giusto attenersi a determinati vincoli di sicurezza ma da quando in curva la partita si osserva da seduti? Non è la notizia di Vicenza la novità ma solo una mera presa di coscienza del mondo del calcio e del tifo organizzato. Mentre in Inghilterra i club si interrogano sull’opportunità di togliere i seggiolini dalle curve, in Italia da un po’ di tempo a questa parte si decide l’esatto contrario.  I nuovi stadi eliminano i posti in piedi, i classici  gradoni/scaloni, sostituendoli con comodissimi posti a sedere in ogni settore così come previsto dalle recenti direttive FIFA che prevedono, per le gare internazionali, solo posti a sedere. Nelle curve però questi nuovi posti a sedere sono risultati ampiamente inutilizzati, ed è ancora abitudine comune assistere alle partite in piedi e a volte seggiolini installati possono risultare pericolosi ed intralciare la fuga dalle gradinate. Contemporaneamente alla conseguente riduzione dei posti popolari nelle curve, sono aumentati negli ultimi anni prezzi dei biglietti, già molto alti in Italia rispetto agli altri paesi europei.

Dalla Germania alla Spagna, dall’Inghilterra all’Italia i costi dei biglietti sono ormai accessibili solo a chi può permettersi di sborsare fior di quattrini. Con quello che pagano le televisioni rispetto a vent’anni fa gli stadi potrebbero addirittura essere gratuiti. E’ proprio nel finire degli anni degli anni 90, in seguito ad alcuni episodi di violenza ultrà, l’attenzione dei media e delle istituzioni nasce l’idea di stadio più sicuro, l’idea dello stadio per famiglie, un antidoto  contro la violenza; uno stadio gestito direttamente dalle società e capace di offrire spettacoli molteplici ed i più svariati servizi.

E’ il modello inglese ad ispirare direttamente un modo per cambiare, accelerare un mutamento socio-culturale partendo da una lenta ed agonizzante repressione nei confronti del mondo ultras e del tifo organizzato. Le esigenze sono cambiate, i soldi sono cresciuti in questo bel gioco e la nuova linea imprenditoriale delle società italiane va incontro alle richieste di una fetta di pubblico per limitarne un’altra, quella più importante… la Curva ed il tifo organizzato, lo spettacolo che la curva rappresenta, l’elemento essenziale dell’evento calcistico. In molte curve è proibito avvicinarsi alle vetrate o appoggiare striscioni sulle stessa, vi è l’obbligo di sedere al posto indicato nel biglietto ed i controlli e censure sono sempre più serrati (no striscioni, fumogeni, torce). Già… la Curva!! Chi solo  ha frequentato i gradoni del settore può capire l’adrenalina e le emozioni, dove il motore del tifo si accende nel nome di un popolo di una storia di una città.  In molti hanno mollato, in contrasto con il sistema calcio odierno, altri non sono stati in grado di dare spazio alle nuove generazioni… in molti invece continuano a lottare. Lottare e resistere contro il mutamento graduale del calcio dal calendario frastagliato delle partite agli orari del loro svolgimento, dalla tessera del tifoso da restrizioni più impensabili elementi che secondo noi andranno ad incidere (negativamente) alla trasformazione vera e proprio del tifoso, abituale fruitore dello spettacolo calcistico e adesso futuro protagonista dei nuovi stadi.

Ridisegnando la struttura degli stadi e ridefinendo il rapporto con i propri spettatori le  attenzioni sono rivolte sempre più ai nuovi tifosi rispetto alla vecchia guardia del tifo organizzato; la fede cambierà quella fede che non ha mai dipeso da vittorie e da classifiche, da presidenti o da sponsor da daspo e da diffide. La sensazione è che tranne inversioni repentine di rotta si assisterà ad una classificazione del calcio ed al modo di viverlo. Quindi occorrerebbe fare molta attenzione perché il passo tra reprimere la violenza e ottenere l’effetto opposto, ovvero allontanare i tifosi, è davvero breve. Essere Ultrà e far parte di una tifoseria organizzata è un modo di vivere, è un orgoglio identitario ma allo stesso legame affettivo nei confronti di una comunità. Essere ultrà è anche eccesso, trasgressione confronto.

La violenza non va giustificata, va condannata  come il calcio anche il tifo è uno sport di contatto. I casi di rappresaglie, agguati e incidenti ci sono stati e ci saranno sempre. Andrebbe condannata anche la violenza in giacca e cravatta quella che ogni cittadino subisce quotidianamente… ma non vogliamo dilungarci troppo su temi infiniti, andrebbero condannati tutti coloro che commettono violenza gratuita, distinguendo ed isolando chi parte o partiva con lame e coltelli, tutti coloro che prendono le curve come un covo per rifugiarsi un attimo dalla strada….

La mentalità di ogni tifoso va di pari passo con le azioni in curva e nella vita di ogni giorno. L’amore per la squadra di calcio e per la curva è forte e improvviso, a volte si tramanda a volte basta viverla una volta sola per non uscirne più. Nasce quasi subito ed è incontrollabile come un riflesso incondizionato. Anzi oggi più che mai la Curva assume connotati di confronto o e socialità in una realtà sempre più virtuale.  Uno dei rari momenti di aggregazione dove elementi tradizionali, simbolici al di là dello spettacolo, costituiscono la vera ragione della passione per il calcio. “Ultrà non è sinonimo di cattivo, a me dispiace che sia stata assunta questa posizione di rottura”. Dispiace sì perchè a volerlo poi non sono tanto gli ultras da anni sempre cosi ha affermato Masucci tempo addietro.

In Germania l’equilibrio è frutto di un colloquio continuo con gli ultrà e con gli altri tifosi, ognuno ha pari dignità perché alla fine lo stadio non può essere solo di una parte ma di tutti coloro che decidono di frequentarlo, ognuno nel proprio settore di riferimento, per indole e per età. Quindi se i provvedimenti vengono presi secondo una logica di legalità bisogna tener conto anche di fattori antropologici e culturali. Pian piano, un poco alla volta e senza troppi intralci si stanno cancellando anni di consuetudini, di genuinità e di goliardia con il pericolo imminente di arrivare ad un punto di rottura.

E’ giusto che anche in Italia cresca la consapevolezza di quanto sia importante poter contare su uno stadio moderno e all’avanguardia per incrementare i ricavi e accrescere il livello di competitività di un club, ma in quest’ottica occorre tenere in considerazione la storia e la situazione socio-culturale Italiana, prendendo spunti positivi da ciò che gli altri Paesi offrono e cercare un dialogo ed un confronto continuo con chi gli scaloni li vive 365 giorni l’anno. Un confronto essenziale per salvaguardare il tifo organizzato, la goliardia romantica e popolare e far risorgere quello che, fino a pochi anni fa, era “Il campionato più bello del Mondo”… perchè se il calcio esiste è anche grazie a quei gradoni.

(Calcioweb)