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Isernia, i Cherokee negano sostegno

Isernia, i Cherokee negano sostegno

22 agosto 2016

È l’estate dei gruppi organizzati di tifosi. Dopo lo scioglimento degli Smoked Heads a Campobasso, ad Isernia arriva una forte presa di posizione da parte degli storici Cherokee 1994 che annunciano la loro assenza dai match interni dei biancocelesti.

A pochi giorni dall’inizio della stagione ufficiale – si legge in una nota – e a distanza di due mesi da una retrocessione ‘pilotata’ annunciamo che nelle partite casalinghe dell’Isernia da parte nostra non ci sarà nessun supporto né in termini di tifo né in termini economici”.

Due le ragioni che hanno portato a questa decisione. Da un lato i “discutibili comportamenti della società di turno, che abbinando un mix di inesperienza, superficialità e bugie, agisce senza chiarezza, senza trasparenza, nel più assoluto anonimato. A pochi giorni dall’inizio della stagione, come già accaduto in passato, non si conoscono neanche i componenti dell’organigramma e i loro ruoli. A questo si aggiunge la decisione di comodo di giocare le partite casalinghe di sabato. Una scelta che andava condivisa e che invece è stata imposta. L’ennesimo modo, a nostro parere, di allontanare noi e gli appassionati dallo stadio”.

Dall’altro il “teatrino di una inutile repressione da parte delle forze dell’ordine presenti allo stadio. Non ne possiamo più: identificazioni di componenti di tifoserie amiche disposti anche in partite dove l’unico pericolo è il gelido vento d’inverno, esponenti del gruppo importunati durante la settimana alla ricerca di informazioni su trasferte e altro, reparti mobili impiegati e pagati da tutti noi contribuenti in partite con meno di 200 spettatori e senza rivalità”.

“La decisione presa – aggiungono i Cherokee – non è in alcun modo connessa alla categoria né alle prospettive tecniche della squadra”.

Ricordiamo inoltre – l’ulteriore sintesi – che essere dirigenti, presidenti e anche semplici giocatori dell’Isernia non rende immuni da critiche. Il vostro dovere è quello di onorare una maglia, un nome, una città e fare mea culpa qualora siano stati commessi errori. Vogliamo credere nella buona fede di tutti, ma da oggi dovete solo rimboccarvi le maniche e dare dimostrazione delle vostre più volte decantate nobili intenzioni. Fino ad allora ai nostri occhi rimarrete ai livelli delle varie gestioni speculative e fallimentari cui la nostra città è stata costretta ad assistere per anni”.

(Primopiano Molise)