Questa settimana la BBC ha reso nota una storia che riguarda molto da vicino il calcio di casa nostra.
Justin Neal è un ragazzo inglese che, da un paio d’anni a questa parte, ha deciso di trasformare il suo tifo per il West Ham in poco più che una semplice simpatia, e ha dirottato la sua ardente passione verso una squadra italiana che, in comune con la sua, ha il colore della maglia e poco altro: l’Arezzo.
Proprio così. Scottato dal trasferimento degli Hammers da Upton Park all’Olympic Stadium, Justin ha deciso di allargare i suoi orizzonti verso una realtà che secondo lui porta ancora avanti una certa mentalità nel modo di tifare. Si è innamorato dell’Arezzo, club della nostra Lega Pro, e ne è divenuto un ultras.
“Nel nuovo impianto ho iniziato a sentirmi più un cliente che un fan” – spiega – “e ho visto che il modo tradizionale di essere tifosi era ormai morto. La gente si preoccupava più del wi-fi che di supportare la squadra, è venuto meno quel senso di appartenenza che caratterizza il mio modo di vivere il tifo“.
Ma perché proprio l’Arezzo? “Quando lavoravo come commesso 5 anni fa, conobbi un ragazzo italiano di nome Fernando, aficionado del West Ham. Lui è di Arezzo, e dopo qualche tempo mi invitò lì a vedere una partita allo stadio. Trovai subito grande calore, persone che hanno apprezzato il valore dei miei sforzi e mi hanno fatto subito sentire a casa.” Da quando è diventato un ultras amaranto, Justin risparmia soldi per 3-4 mesi, così da racimolare le 900 sterline necessarie a passare una decina di giorni nella città toscana. Una vita impegnativa, ma ne vale la pena: cori, bandiere, megafoni, le coreografiepreparate per tutta la settimana… ciò che nella sua Inghilterra ha definitivamente perso, l’ha ritrovato in Italia.
“Gli ultras si portano dietro una cattiva reputazione legata alla violenta” – dice Justin – “ma quella è solo una minoranza: il tifo appassionato non è per forza violento; di sicuro non lo è il mio, così come quello della maggior parte degli ultras”. Anzi, come segno di amicizia i supporter della curva aretina gli hanno regalato un drappo, dipinto a mano, che rappresenta gli stemmi di Arezzo e West Ham fusi insieme.
E con la lingua? “Parlo un 12% di italiano, quello che mi serve per vivere bene nei miei periodi ad Arezzo”.
In un contesto come quello attuale, dove ci troviamo quasi quotidianamente a raccontare penalizzazioni e fallimenti, è particolarmente ‘singolare’ imbattersi in un appassionato che decide di migrare dalla Premier League alla Serie C italiana.