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La protesta contro la Gazzetta

La protesta contro la Gazzetta

7 marzo 2016

da Bergamo Post

Protesta di un gruppo di ultrà atalantini sabato mattina fuori dalla sede della Gazzetta dello Sport, a Crescenzago (Milano). I tifosi – circa 70 – hanno acceso fumogeni sotto la pioggia e lanciato copie del giornale sportivo, reggendo uno striscione contro Sebastiano Vernazza, tra le firme più note della testata. Il giornalista è stato preso di mira per un articolo che la scorsa settimana ha pubblicato su SportWeek, inserto settimanale della rosea. I tifosi bergamaschi avrebbero chiesto di poter incontrare il giornalista e il direttore per un confronto, ma dalla sicurezza della redazione avrebbero risposto che nessuno dei due era presente.

L’articolo. L’editoriale contestato verteva sulla manifestazione degli ultrà bergamaschi di sabato 20 febbraio, quando un migliaio di supporters orobici aveva sfilato per le vie della città in solidarietà con il Bocia Claudio Galimberti, leader della tifoseria atalantina condannato al regime di sorveglianza speciale per 18 mesi. «Mentre scriviamo non conosciamo l’esito del ricorso inoltrato dall’avvocato del “sorvegliato” – scriveva Vernazza -. Il tribunale di Bergamo ritiene il Galimberti un individuo pericoloso: negli ultimi tempi il capopopolo ha minacciato un giornalista, picchiato un ragazzo che lo aveva redarguito mentre imbrattava un muro, ordinato il pestaggio di uno juventino. Le più recenti malefatte di un soggetto che da anni ne combina di ogni».

Sulla manifestazione ultrà, scriveva Vernazza, «l’errore più grande che si possa commettere è credere che Bergamo stia col Galimberti». Poi il riferimento alla presenza di diversi bambini nel corteo: «Ci sono ritornate in mente le parole di Ezio Vendrame, geniale calciatore degli anni ’70, poeta e scrittore: “Quando allenavo nei settori giovanili, sognavo di avere una squadra di orfani”. I genitori nel calcio, che problema». Per questo l’eloquente striscione degli ultrà fuori dalla Gazzetta diceva: “Vernazza orfano… di cervello”, al quale il giornalista ha risposto su Twitter con l’hashtag #qualeonore. Nel gruppo di tifosi presenti anche alcuni genitori che alla manifestazione avevano portato i loro figli, offesi per l’articolo. Non si sono registrati problemi di ordine pubblico né di viabilità.

Poco dopo, sulla pagina Facebook gestita dai tifosi nerazzurri “Sostieni la Curva“, è stata pubblicata una lettera aperta indirizzata a Vernazza, in cui gli ultrà spiegano i motivi della loro contestazione, difendono i loro ideali e, soprattutto, ribattono al giornalista usando la sua stessa arma, ovvero quella della citazione. Questa volta ad essere “scomodato” è Giorgio Gaber, con uno stralcio della sua Io fossi Dio dedicata proprio ai giornalisti, sempre bravi a far la morale agli altri per poi buttarsi sul «disastro umano, col gusto della lacrima in primo piano». Ecco il testo integrale della lettera:

Sabato 27 Febbraio 2016, sulle colonne del settimanale SportWeek allegato alla Gazzetta dello Sport è apparso un articolo a firma del Sig. Sebastiano Vernazza a commento di una manifestazione svoltasi a Bergamo e promossa dalla tifoseria organizzata dell’Atalanta.

Il Sig.Vernazza non era presente alla manifestazione e non potendo raccontare i fatti, cosa che per altro ci pare dovrebbe essere alla base dei principi deontologici di chi esercita questa professione, ha dato spazio alla Sua personale visione delle cose.

Nel suo articolo ha posto l’accento sulla presenza alla manifestazione stessa di numerosi bambini ed ha citato, tra le altre cose, la frase di un ex calciatore: “quando allenavo le giovanili sognavo una squadra di orfani”, aggiungendoci la Sua personale conclusione: “i genitori nel calcio, che problema”.

L’utilizzo della frase come paradosso in realtà cela l’evidente intento da parte del Sig.Vernazza di insinuare nella testa del lettore il concetto seguente: meglio dei bambini orfani piuttosto che con genitori che li accompagnano in manifestazioni stile quella di Bergamo. L’autore dell’articolo si è avventurato sul terreno della sfera educativa ed affettiva che sta alla base del rapporto tra genitori e figli. Ci pare grave ed irrispettoso verso chi ha manifestato e verso i lettori della Gazzetta stessa.

Ci permettiamo di far presente al Sig. Vernazza che portare i propri figli a manifestare per un’idea non significa condizionarli ma insegnar loro che per i propri ideali vale sempre la pena battersi, anche se qualcuno li considera, a torto o ragione, ideali di una minoranza. I Suoi attacchi al mondo Ultras sono cosa frequente, non Le piace il tifo organizzato, non Le piacciono gli Ultras e in particolare non Le piace la nostra realtà: se ne faccia una ragione, c’eravamo, ci siamo e ci saremo sempre.

Una famosa locuzione latina recita: qui gladio ferit gladio perit. Ed allora ci sia consentito di chiudere, a nostra volta con una citazione: “[…] giornalisti avete troppa sete e non sapete approfittare delle libertà che avete, avete ancora la libertà di pensare ma quello non lo fate e in cambio pretendete la libertà di scrivere e di fotografare. Immagini geniali e interessanti di presidenti solidali e di mamme piangenti. E in questa Italia piena di sgomento come siete coraggiosi, voi che vi buttate senza tremare un momento […]. Voi vi buttate sul disastro umano col gusto della lacrima in primo piano” (cit. G. Gaber).

CURVA NORD BERGAMO 1907