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La storia di Reymao, giocatore-ultras

La storia di Reymao, giocatore-ultras

5 giugno 2017

Quella che vogliamo raccontare oggi è una storia. Una favola un po’ fuori dagli schemi e poco conosciuta. Un racconto di quelli che riconciliano con il calcio genuino. Quello sport fatto di sentimenti, affetti, amicizie. È la storia di Tomas Mascarenhas Lemos Nogueira Reymão. Molto più semplicemente Tomas Reymão. Un ragazzo portoghese di appena 18 anni arrivato a Firenze a fine agosto in punta di piedi dall’Oeiras (una scuola calcio a meno di 20 chilometri da Lisbona) con un passato tra l’Estoril, il Chelsea e lo Sporting. La sua squadra del cuore, il club dai colori biancoverdi dal quale inizia il nostro racconto, fatto di fumogeni, lacrime ed emozioni viola.

I PRIMI ANNI IN CURVA - Fin da bambino, per il piccolo Reymão il pallone era sempre stato il mondo più fantastico mai esistito. Una ragione di vita che lo spinge a frequentare prima col padre (nonostante i timori della mamma) e poi con gli amici le gradinate delle curva dello Sporting, dove in poco tempo il portoghese entra in contatto con i rappresentanti della Juve Leo, il club di tifosi più importante all’interno dell’Alvalade. Una seconda famiglia per Reymão, diviso tra la propria carriera di calciatore e la sua incontenibile fede calcistica. Che di giorno in giorno cresce sempre di più ed inizia a tingersi di viola nel destino.

L’ARRIVO A FIRENZE - È infatti alla fine della scorsa estate che arriva all’improvviso la chiamata della Fiorentina. Una sorta di fulmine che squarcia in un attimo il cielo sereno di Reymão, che parte speranzoso alla volta di una nuova avventura lasciando a Lisbona tutte le sue amicizie. Quanta paura per il baby-mediano, che non poteva certo sapere che ad attenderlo in riva all’Arno ci sarebbe stata la sua seconda parte di cuore. La sua terza famiglia. Quella tutta viola, composta dai tifosi del 7Bello ed in particolare da Luca Cardellini, Samuele Masini, “Mambo” e Marco Ficini, avvertiti dell’arrivo di Reymão dai ragazzi della Juve Leo, con i quali il club condivide come noto uno storico gemellaggio dal 1997. Amicizia, lealtà e fratellanza: ecco i veri valori della Curva. Anche stavolta, forse più di altre occasioni, messi in pratica.

LA NUOVA VITA VIOLA – Per Reymão l’impatto con Firenze non è facilissimo: in Primavera fatica a trovare spazio e conosce ancora poco l’italiano. Ma è grazie a quella magnifica lingua universale del calcio, il tifo, che presto capisce che lo aspetta un’esperienza fantastica. È il giorno di Fiorentina-Roma, una gara di cartello che Firenze attende da un anno: Reymão ritira come sempre il suo biglietto di tribuna coperta e si avvia allo stadio, ma prima sceglie di andare a visitare la sede del 7Bello, dove ad accoglierlo ci sono quelli che ben presto diventeranno tasselli importanti della sua vita. Il feeling esplode spontaneo tra Reymão, Luca, “Samu”, “Mambo”, Marco ed i tifosi viola, a tal punto che il lusitano lì per lì decide di stracciare il suo biglietto e di prenderne un altro di Fiesole. Per andare a seguire in balaustra la sfida contro i giallorossi, in virtù del gemellaggio tra Sporting e Fiorentina. La prima di tante partite (praticamente tutte, prima del suo passaggio in prima squadra) vissute nel pieno del cuore pulsante del Franchi.

L’AMICIZIA E LE LACRIME PER MARCO – L’altro protagonista di questa storia è senza dubbio Marco Ficini, il tifoso viola ucciso a Lisbona lo scorso 22 aprile. Con lui Reymão riesce ad instaurare fin da dubito un rapporto davvero speciale: è stato grazie a lui infatti che il baby viola ha potuto scoprire tutte le bellezze artistiche, culturali e culinarie di Firenze. Oltre ad andarlo a prendere tutte le volte per portarlo in curva per poi riaccompagnarlo a casa, Marco è stato un vero e proprio Cicerone per il portoghese: “Come potrò scordarmi di quella notte che mi ha portato al Piazzale Michelangelo per farmi vedere tutta Firenze illuminata?” – ci racconta ancora commosso Reymão – “Marco era una persona unica: veniva sempre a vedermi alla Primavera con la maglia dello Sporting sulle spalle”. Lacrime sincere quelle del portoghese, tra i più straziati nel giorno del funerale di Ficini, al quale il giocatore ha dedicato un bellissimo post sul suo profiloInstagram: “Un giorno mi farai vedere com’è il cielo nella stessa maniera in cui mi hai fatto conoscere Firenze”. Brividi.

LA CHIUSURA DI UN CERCHIO – Con la convocazione di Reymão in prima squadra, le domeniche di tifo in Fiesole per il giovane lusitano sono andate via via a scemare, prima di concludersi totalmente ad inizio maggio. Eppure, nonostante la distanza, non si è certo esaurito il profondo legame di amicizia tra il portoghese e la sua nuova famiglia, un rapporto straordinario destinato a durare negli anni. Non è un caso infatti che negli ultimi istanti della sfida di domenica contro il Pescara, quello spicchio di Curva dove per tante domeniche il portoghese aveva cantato tra amici gli abbia dedicato uno striscione tanto semplice quanto inequivocabile: “Reymão uno di noi”. Firmato 7Bello, con tanto di colori bianco-verde-viola. Qualcuno in tribuna ha persino riso, credendo nell’ennesimo lenzuolo ironico della curva. Ma non Reymão, che dalla panchina si è alzato in piedi ad applaudire: “È stato bellissimo, ho avuto un tuffo al cuore: la Curva mi ha regalato quello striscione, lo conserverò per sempre” racconta ancora oggi incredulo Reymão, tornato lunedì dalla famiglia a Lisbona quasi all’improvviso, senza nemmeno un saluto da parte della Fiorentina dopo un’annata vissuta dietro le quinte. Ma la storia, questa favola moderna, è destinata presto a scrivere nuovi capitoli. Il calcio di oggi, in fondo, riesce ancora a far emozionare.

(Firenzeviola.it)