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Le due versioni di Fiorentina-Atalanta…

Le due versioni di Fiorentina-Atalanta…

28 febbraio 2019

Sono circa 130 gli ultrà dell’Atalanta identificati dalla polizia la notte scorsa per i tafferugli scoppiati sul viadotto del Varlungo a Firenze. Rischiano una denuncia per i reati di resistenza, violenza, lesioni a pubblico ufficiale e travisamento. Tutti, si spiega dalla polizia, sono stati controllati sul posto e nessuno, contrariamente a quanto reso noto in precedenza, è stato portato in questura. In totale sono 5 i poliziotti rimasti feriti nei tafferugli, con prognosi tra i 7 e 10 giorni. Negli scontri sarebbero rimasti contusi anche alcuni tifosi. C’è un sesto poliziotto ferito ma per un episodio avvenuto all’interno dello stadio. Sempre secondo quanto spiegato dalla polizia, sono in corso accertamenti per capire i motivi scatenanti dell’episodio, che al momento non sono stati chiariti. Durante la partita, rende noto sempre la questura, si erano resi necessari alcuni interventi da parte della polizia in tribuna, per dividere gruppi di tifosi della Fiorentina e dell’Atalanta. Uno dei poliziotti intervenuti ha riportato la fattura di un dito, episodio per il quale è stato denunciato un tifoso bergamasco. La polizia al momento esclude un collegamento tra i tafferugli avvenuti sul Varlungo e quelli avvenuti allo stadio, che hanno riguardato supporter estranei agli ambienti degli ultrà.

Secondo una prima ricostruzione riferita all’Ansa da fonti della questura, i tafferugli si sono verificati alla periferia sud di Firenze mentre la colonna di 23 pullman di tifosi bergamaschi veniva scortata verso il casello dell’A1, a Firenze Sud, dopo il deflusso dallo stadio Franchi. Mentre i mezzi transitavano sul raccordo verso l’autostrada – ormai fuori città -, sembra che in alcuni pullman i tifosi abbiano intimato agli autisti di fermarsi, facendo interrompere la colonna, quindi sono scesi a terra coi volti coperti e sono iniziati gli scontri con la polizia. Gli agenti più tardi, e anche con una certa difficoltà, sono riusciti a far risalire a bordo i tifosi dell’Atalanta, i quali hanno proseguito il viaggio verso Bergamo tranne coloro che sono stati fermati e portati in questura per gli accertamenti. Da chiarire le cause dei tafferugli.

Questa è la versione dei fatti fornita nella mattina di giovedì 28 febbraio dall’agenzia Ansa. Ulteriori verifiche sono in corso, perché parecchie testimonianze che stanno emergendo raccontano fatti diversi, e cioè che i bus non siano stati fermati dai tifosi nelle vicinanze dell’ingresso dell’autostrada, e che successivamente sia salita la tensione tra tifosi e polizia. Nelle prossime ore e sul giornale di domani daremo conto delle testimonianze che saremo in grado di raccogliere.

Federico Riva, storico avvocato della Curva Nord che era sui bus in coda a quelli in cui si sono verificati gli episodi espone una versione completamente diversa: «I tre pullman in testa erano distanziati tra loro e sono stati fermati dalla polizia senza che avessero provocato problemi, quando già avevano imboccato lo svincolo che porta solo all’autostrada. Io ero sull’ultimo dei tre, a parecchia distanza dal precedente. Un tifoso su uno dei primi pullman mi ha telefonato e mi ha avvertito di raggiungerli perché stava succedendo qualcosa di grave, ma siamo stati bloccati e a bordo del nostro mezzo è salito un funzionario della questura che ha inveito contro il primo ragazzo che gli è capitato a tiro. Ci sono stati attimi di tensione, io a quel punto ho mostrato il tesserino di avvocato. Ho anche assistito in diretta alla conversazione tra il funzionario e un responsabile arrivato dopo: gli chiedeva spiegazioni, lui gliene ha date di inverosimili. Ho poi saputo che sugli altri due pullman i tifosi sono stati malmenati, anche con manganellate».

Altre testimonianze parlano di due episodi distinti; uno vicino allo stadio dove erano parcheggiati i pullman dei tifosi atalantini e dove ci sarebbe stato un attacco di tifosi viola e un altro invece nei pressi dell’autostrada dove i tifosi della fiorentina non c’erano. Il tutto è accaduto quasi alle due di notte dopo che i tifosi bergamaschi erano stati trattenuti dentro lo stadio per oltre un’ora dopo la fine del match.

(Eco di Bergamo)

TESTIMONIANZA DIRETTA:

E’ l’una di notte circa. Son sul pullman che ci sta riportando a casa da Firenze, il secondo dei pullman della Curva. Da qualche kilometro stiamo percorrendo una superstrada a tre corsie e tra meno di un kilometro imboccheremo l’autostrada. Siamo ormai ad una decina di kilometri dallo stadio. L’aria è tranquilla, non si è visto nessun fiorentino e con la Polizia tutto è filato liscio: non c’è stata alcuna tensione, nemmeno durante quel prefiltraggio assurdo. Seduto sul sedile, di spalle all’autista, socchiudo un attimo gli occhi, inizio a pensare al domani: “che bale, domà go de andà a Milà a laurà, mèi dörmì ‘n po”. Nemmeno il tempo di pensarlo e i ragazzi di fianco iniziano ad urlare: “cosa cazzo sta succedendo lì davanti?”. Mi alzo e mi giro verso la direzione di marcia. Il primo pullman, quello davanti a noi (precedentemente scortato con una camionetta davanti ed una dietro), viene affiancato nella corsia di sinistra da un’altra camionetta, con sportellone aperto e con all’interno agenti armati di scudo, manganello e casco in testa, pronti a scendere. La camionetta davanti decide allora di fermarsi e di bloccare il pullman. Scendono immediatamente tutti i poliziotti dalle tre camionette. Di fretta e furia cercano di salire sul primo pullman, ovviamente armati e con poca intenzione di scambiare due chiacchiere. Siamo in un punto della strada completamente isolato, nel bel mezzo del nulla, senza telecamere che possano documentare il fatto. Tutto chiaramente premeditato.
Vediamo la polizia caricare il pullman, i manganelli volano. Alcuni ragazzi del secondo pullman scendono per cercare di capire cosa sta succedendo. Ma niente da fare, anche loro vengono presi a manganellate e decidono allora di tornare sul nostro pullman. Un poliziotto ordina caldamente al nostro autista di aprire le porte del pullman. Aperta la porta, salgono due poliziotti che iniziano a manganellare chiunque cerchi di ottenere spiegazioni. Dopo qualche minuto abbandonano il nostro pullman. L’autista decide allora di ripartire ma veniamo fermati 500 metri più avanti, poco prima del casello autostradale. Veniamo fatti scendere uno ad uno (“o scendete o vi prendiamo a schiaffi!”, queste son le opzioni). Ci viene richiesto un documento e veniamo fotografati. I poliziotti nel frattempo non fanno altro che minacciarci ed insultarci, chiaramente in attesa di una nostra reazione, che però non arriva. Siamo una settantina sul pullman doppio e la polizia ci mette più di un’ora ad identificarci tutti. Decidono poi di perquisire il pullman. Sequestrano tutte le bandierine ed i due aste (tra cui il due aste del mio vicino di posto, regalatogli dalla sua nipotina di 10 anni, chissà che pericolo).
Riprendiamo il tragitto, decisamente provati. Chiamiamo i ragazzi dell’altro pullman. A loro è andata decisamente peggio: sono stati fatti scendere a pugni e manganellate dal loro pullman, per poi essere messi faccia a faccia col muro della superstrada. Identificati, sono tornati sul pullman mentre i poliziotti si erano schierati su due file in modo da suonargliele sia da destra che da sinistra. Il risultato è di diversi ragazzi feriti, alcuni con tagli sulla testa, altri con escoriazioni sul volto e zigomi gonfi.
Arriviamo a Bergamo verso le 8 di mattina.

Ho capito stanotte chi rappresenta il primo pericolo quando si va allo stadio, proprio chi dovrebbe garantire la tua sicurezza. La frustrazione è che nessuno potrà mai difenderti quando la Polizia abuserà dei suoi poteri, nessuno arriverà in tuo soccorso.
Ma rimango con il pensiero che nella vita tutto torna, e con la coscienza pulita ripenso ai bei momenti di ieri.
Alla fine non sono riusciti a scalfirli.