Sarò sincero. Questa volta scriverò in prima persona, cosa che odio e che faccio raramente, ritenendola una forma di scrittura esageratamente autoreferenziale e professionalmente adatta più ad un aspirante cronista in fasce che ad un professionista con oltre 25 anni di esperienza alle spalle. Domenica scorsa sono stato ad assistere alla gara Livorno-Lucchese allo stadio dell’Ardenza e per me, che sono nato in via Montebello a due passi dalla terrazza Ciano ora Mascagni e cresciuto in estate in via Oreste Franchini all’Ardenza, è stato come tornare alle origini. Non ho mai digerito i livornesi, sguaiati quant’altri mai, esageratamente esagerati – scrive uno che in fatto di esagerazioni non scherza – ostentatori, pronti a mangiare l’uovo in culo alla gallina anche quando non hanno nemmeno la gallina, unica tifoseria che fischia l’inno nazionale. E così, quando è stato il momento di osservare il minuto di silenzio per la scomparsa del livornese ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, non ho potuto fare a meno di vedere e ascoltare.
Ebbene, in curva nord i tifosi amaranto non solo non hanno applaudito, non solo non hanno detto una parola, ma hanno, alcuni di loro, esposto uno striscione polemico con su scritto: “Tre minuti di silenzio per chi muore sul lavoro”. Ed era, paradossalmente, il loro presidente.
In curva nord, ho sentito un chiaro ‘Uno di meno’ gridato da un gruppo, immagino nemmeno tanti perché non si è sentito poi così forte, di supporters rossoneri. Poi i soliti sfottò, a dire il vero avevano iniziato i lucchesi a prendere in giro i padroni di casa e questi li avevano sommersi a loro volta di improperi.
Anni fa, quando era ancora vivo mio figlio ed era appena adolescente, al Porta Elisa i tifosi raggruppati nei Bulldog capitanati da quel fascista di Andrea Palmeri – lui sì fascista e per di più violento e ignorante storicamente e culturalmente come una capra – erano soliti gridare: “Aldo Grandi pezzo di merda” e mio figlio alla fine smise di andare in curva perché non poteva, a suo dire, partecipare al coro.
In Tv, in compagnia di Giulio del Fiorentino e a Curva Ovest, dissi che i tifosi, in fondo, sono tutti un po’ imbecilli e, nonostante siano trascorsi parecchi anni, la continuo a pensare allo stesso modo. Con tutto ciò che ci circonda e le tragedie che stanno attanagliando il nostro paese, entusiasmarsi per undici persone che corrono dietro a una palla è qualcosa che rasenta la psichiatria ancor più dello sport.
Tuttavia il calcio costituisce l’ultima rappresentazione sacrale di una tribù che, antropologicamente, ha perso tutti i punti di riferimento per la ricerca di una propria identità e di propri riti propiziatori e di crescita per cui, alla fine, in quel rettangolo di gioco va in scena, ogni domenica e anche durante la settimana, la metafora della vita dove c’è chi vuole vincere infilando una palla da una parte e chi, all’opposto non vuole perdere infilando la stessa palla dall’altra. Ida Magli, antropologa culturale di straordinaria cultura e intelligenza, aveva compreso molto di più di ogni cronista o commentatore televisivo.
Tornando alla partita di domenica, il giorno seguente ho letto su un quotidiano cartaceo che i tifosi della Lucchese si erano macchiati di un vergognoso atteggiamento verso Ciampi, al punto che Andrea Bacci, presidente rossonero, era sbottato scusandosi con i tifosi livornesi, con la società di Spinelli e minacciando e promettendo punizioni esemplari ai supporters di casa nostra.
Sono rimasto allibito anche se, effettivamente, io in sala stampa sono arrivato in ritardo e non ho sentito l’intervento completo di Andrea Bacci. Ero, però, sugli spalti, in tribuna stampa e ad essere sincero non mi sembra – ma sono anche un po’ sordo – che il comportamento dei supporters rossoneri meritasse, giornalisticamente parlando, tanto risalto al punto da essere definiti neofascisti, come se avessero commesso chissà quale nefandezza tutti insieme. Purtroppo si abusa della parola fascista nemmeno si trattasse di un vestito buono per tutte le stagioni.
Io ritengo che chi usa la violenza nello sport, sia esso tifoso della Lucchese, del Livorno, del Pisa, sia esso ultras o appartenente ad altra tifoseria più o meno organizzata, andrebbe preso, arrestato e messo in galera né più né meno di qualsiasi altro teppista appartenente ai centri sociali o ai black-block o ai gruppi estremisti di destra che, a dire il vero, non so dove rintracciare oggigiorno.
Così come ritengo vergognoso il comportamento della Tv Sky nei confronti di uno come Di Canio, umiliato per un tatuaggio quando sono ben altri i bastardi che andrebbero cacciati a pedate nel culo perché parassiti di un sistema di informazione televisiva i cui compensi paghiamo noi contribuenti.
Ecco, quindi, che questa volta ritengo di stare dalla parte dei tifosi rossoneri pur biasimando il comportamento di quel gruppetto di dementi che ha sentito il bisogno di gridare – ma, ripeto, non li ho uditi più di tanto – cori stupidi e macabri all’indirizzo di Ciampi. Se, però, il coro di ‘Uno di meno’ è fra quelli, bene, lo condanno, ma tutta questa tragedia compreso l’intervento di Tambellini sindaco di Lucca che a Livorno non c’era, ha, veramente, del ridicolo per non dire peggio.
Ancora una volta si vogliono imporre comportamenti a colpi di carta bollata, codici etico-comportamentali e costituzioni di varia natura. Quando verrà il tempo dell’Isis e dei suoi adepti, allora coloro che gridano, adesso, al fascismo, dovranno sciacquarsi la bocca e battersi, forte, sul petto recitando il mea culpa. Prima di chiudere gli occhi. E la bocca. Per sempre.
(La Gazzetta di Lucca)