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Parma, quale futuro?

Parma, quale futuro?

5 luglio 2015

Rinascimento parmigiano. Almeno così vogliono farci credere. Nevio Scala presidente e Guido Barilla nelle vesti di nuovo timoniere. A Parma si ricomincia da capo dopo i disastri del duo Ghirardi-Leonardi. Si è parlato anche di “soldi dei tifosi”. Questo l’estratto riportato da La Gazzetta dello Sport:

Ma c’è un aspetto ancora più rilevante e romantico di questo progetto: il cosiddetto «azionariato diffuso». In sostanza, parallelamente al lavoro degli imprenditori della NewCo Uno, si raccoglieranno finanziamenti liberi (quote a partire da 500 euro): i tifosi, dunque, potranno intervenire direttamente nel capitale attraverso un’altra società denominata NewCo Due, di cui si è già tenuta un’affollata assemblea. Questa NewCo Due, che nelle intenzioni dei promotori dovrebbe arrivare a un capitale di circa 500 mila euro, acquisirà poi una percentuale di NewCo Uno ed esprimerà uno o due consiglieri di amministrazione. L’idea è far partecipare la gente di Parma alla rinascita del calcio che dovrebbe, nel desiderio degli imprenditori, essere strumento per ridare slancio a tutta l’economia del territorio, in difficoltà nell’ultimo periodo. Le istituzioni, il sindaco Federico Pizzarotti in primis, seguono la vicenda: il pallone qui ha rappresentato negli anni, e deve rappresentare ancora, un valore aggiunto. L’iscrizione alla Serie D è sempre più vicina. E questa volta sarà grazie al lavoro e all’aiuto di tutti”.

Noi del FANS abbiamo cercato il parere di un ultras parmigiano che ci ha detto di non fidarsi molto del nuovo corso del suo Parma. Ecco perché.

Il mio pensiero riguardo a questa cordata d’imprenditori non é dei più positivi. Reputo che l’unione di cosi tante “teste” possa essere controproducente per la gestione unitaria d’impresa: qualcuno dice l’impresa che funziona in Italia é quella con numero di soci dispari e tre sono già troppi.
In secondo luogo la figura di Ferrari, già azionista del Parma di Ghirardi, non mi fa stare tranquillissimo, credo che uno che abbia firmato gli ultimi bilanci di una società fallita non sia il massimo per ripartire.
Non credo infine nell’azionariato popolare, o perlomeno, non con quote cosi rilevanti. Si parla infatti di una partecipazione al 40% della società, e il 60% verrebbe detenuto dagli imprenditori.
Preso che la quota iniziale detenuta dai tifosi sarebbe di 500mila euro, la società avrebbe capitale sociale di poco superiore al milione e mezzo di euro.
Mi pare assurdo e anacronistico pensare di poter essere competitivi con un investimento totale di questa portata in Legapro e men che meno in Serie B, dove servirebbero investimenti molto maggiori. Forse si in Serie D. Questo avrebbe due possibili effetti, costringere i tifosi a partecipare alle eventuali ricapitalizzazioni versando ulteriori soldi (già 500 euro non sono pochi di questi tempi, figuriamoci di più), oppure la quota detenuta dai supporters verrebbe via via risicata dagli eventuali interventi di investimento degli imprenditori. Oppure potremmo rimanere in Lega Pro a lungo senza avere la minima speranza di salire di categoria”.

I Boys al momento non hanno preso alcuna posizione come gruppo, ogni tifoso ha la propria opinione in merito, quindi non esiste un unico pensiero all’interno della tifoseria. Si é parlato però dell’azionariato popolare in occasione della Festa dei Boys il 6 giugno con alcune associazioni che si occupano di questo, hanno illustrato altri casi, vedi l’Ancona, e se n’è dibattuto durante il pomeriggio prima dell’inizio dei festeggiamenti, come visibile in questi video.