In queste righe leggerete il pensiero di un gruppo di ragazzi che non vogliono piangersi addosso ma si sentono in dovere di esternare la propria esasperazione, la propria rabbia e il proprio sdegno: negli ultimi mesi la Curva Nord è caduta vittima di una dura repressione. Una repressione subdola e ingiustificata che ha portato a veder recapitati una decina di Daspo a ragazzi rei di aver semplicemente assistito (si legge) ad episodi di violenza che nemmeno si sono verificati (Vis Pesaro-Giulianova), o di essersi trovati in situazioni talmente assurde da sembrare create ad arte come l’amichevole di Larciano contro l’Empoli.
Crediamo che tutto ciò sia al di fuori di ogni logica, se non di una logica portata avanti da anni dallo Stato, che mira esclusivamente a svuotare le curve e ad attaccare un intero movimento di giovani. Purtroppo la “violenza negli stadi” è un cliché dal forte richiamo mediatico, e un “problema” comodo da tirar fuori e gonfiare, per poi poterlo risolvere con qualche diffida a danno di ragazzi pescati a caso dalle curve… facendo fare un figurone a chi ha portato avanti le indagini, e con il tacito benestare di tutti quelli che il calcio se lo guardano alla TV. Perché tanto gli Ultras non piacciono a nessuno… o almeno questo è ciò che tanti giornalisti vi insegnano a pensare.
Già perché i problemi di Pistoia (città tranquilla, per carità) non sono i furti nelle abitazioni, né le tresche dietro alle gare d’appalto o i pregiudicati a piede libero. No. Il problema sono i tifosi della Pistoiese che guardano storto gli avversari da dietro una transenna, o che eseguono gesti di sfottò ritenuti gravi perché, come ha riferito confidenzialmente un pubblico ufficiale, non si sa bene con quale titolo, “tanto voi ultras avete il marchio”.
Ragionamento, il nostro, avvalorato dalla perla uscita dalla bocca di un agente quando una domenica volevamo far passare uno striscione di solidarietà ad un Ultras avversario, recentemente arrestato. “se l’hanno arrestato per motivi di stadio lo striscione non passa. Se è dentro per altri reati non mi importa… fatelo entrare pure”.
Il reato di stadio è una priorità da schiaffare in prima pagina.
L’ultrà va messo alla berlina. Lo spacciatore, lo stupratore, il ladro e l’assassino invece sono ok: hanno diritto alla nostra solidarietà. Ecco, per portare avanti QUESTE indagini, che durano mesi, è giusto spendere soldi. I VOSTRI soldi. E’ anche questo ciò contro cui combattiamo. Ed è a questo modo di pensare e di agire che non ci siamo mai arresi, senza compromessi, come avremmo fatto ad esempio tesserandoci. E sicuramente è per questa nostra coerenza che ora stiamo pagando come gruppo. Se non possono piegarci, allora provano a spezzarci.
Non siamo stati al loro gioco del bastone e della carota. Da un anno e mezzo la curva è priva di pezze perché non accettiamo regole e selezioni sul materiale… regole che si addolciscono o irrigidiscono ogni domenica in base all’interesse di agenti, questori e vice-questori a comprare la nostra “amicizia”. Non ci interessano le trasferte libere come quella di un anno fa a Pontedera, perché la libertà di tifare la propria squadra ovunque deve essere una conquista, non un regalino occasionale. Per coerenza abbiamo rinunciato alla carota, ora ci teniamo il bastone.
Sappiamo di parlare anche, anzi soprattutto a tifosi “non ultras”… a persone che non sempre approvano o magari (legittimamente) non condividono il nostro stile di vita e il nostro modo di tifare. Ma magari siete anche fra quelli che hanno cantato al nostro fianco a giro per i campetti negli anni dei dilettanti, e aderito alle nostre iniziative di solidarietà.
Ebbene non è la vostra compassione che cerchiamo. Nello spiegarvi ciò che siamo costretti a subire, vogliamo mettervi in guardia: le strategie usate dalle questure nei confronti delle curve sono una pericolosa cartina tornasole di ciò che potrebbero essere le nostre vite di cittadini fra qualche anno, in termini di limitazione delle libertà. Ed è i qualità di cittadini, persone che lavorano che hanno una famiglia e una vita al di là dello stadio esattamente come voi, che prendiamo spunto da questa repressione, che OGGI tocca a noi, per condividere con voi questa preoccupazione.
Dal canto nostro andremo avanti con coerenza e determinazione come abbiamo sempre fatto, riservandoci di portare avanti una protesta simbolica: fino alla fine del campionato cominceremo a cantare solamente tredici minuti e dodici secondi dopo il fischio d’inizio. Tutto per il bene del gruppo, della nostra curva e per amore dei nostri colori… Avanti Pistoia, avanti Curva Nord”.
Curva Nord 1921 e Pistoia 1312