“Chi tifa Roma non perde mai”. La partita era la stessa: Chievo-Roma, 16 maggio 2010. Tutti ricordano quello striscione, pochi cosa accadde al tifo della Roma dopo quello striscione. Chievo-Roma segnò la fine di un’epoca. Quella del tifo libero, ma non solo quella. La stagione successiva avrebbe segnato l’avvento della tessera del tifoso, e quindi anche l’inizio di un graduale allontanamento delle tifoserie – tifoserie, plurale: tutte – dagli stadi. Stadi che da quel momento mutarono condizione. Da inospitali divennero inaccessibili o diversamente accessibili. Da quel Chievo-Roma in poi seguire la Roma in trasferta come pure sostenerla in Curva all’Olimpico divenne operazione semplicissima, a patto di aver esposto al MoMA di New York, di saper camminare sui carboni ardenti, di avere visto Ben Hur in aramaico stretto e di non essere allergici alla kriptonite.
Se i romanisti sono potuti tornare in trasferta dopo quel Chievo-Roma il merito è di una intuizione della Roma. Nel rispetto dei principi dell’autonoma iniziativa imprenditoriale, oltre che delle normative sulla sicurezza negli stadi, a Trigoria idearono una carta.
Il nome, AS Roma Club Away: non una tessera del tifoso, ma un semplice strumento (non finanziario) che consentiva una sorta di ritorno alla normalità.
Quel 16 maggio 2010 rimase però alla memoria come l’ultima trasferta libera. Un’oscenità per chi calcisticamente è nato nell’era del Commando e oggi, a 39 anni, si sente vecchio. E forse superato. Superato nel modo di intendere il tifo, dico. Riflettete su cosa è accaduto dopo quel 16maggio 2010. Alla società che ci circonda. A noi. Al nostro stesso modo di intendere il romanismo. Pensateci. Ormai il tifo è social, è uno status symbol, il tifo è l’occasione per un selfie, è la fotina spedita all’amico su Whatsapp, è un video su Youtube. Chi ha dieci o quindici anni meno di noi vecchi romantici romanisti manco sa chi è stato Oddileone, e se gli chiedi cos’è accaduto il 9 gennaio del ‘77 tace. Passi che non sanno quando sia nato il CUCS, il problema è che non sanno nemmeno quando sia nata esattamente la Roma. Ma forse è una questione generazionale, che riguarda tutte le tifoserie italiane. Chissà.
Diciamoci la verità, però: da quel 16 maggio 2010 la tifoseria romanista tout court ha smesso di essere quello che credevamo che fosse ancora. Lentamente ci siamo resi conto che nel concetto di tifo-tifo rientrava ormai solo la Curva. La Curva Sud. Per questo – per lei – la Roma lottò all’indomani di quel 16 maggio.
Per il momento se n’è andata pure lei. Per il momento è sparita anche la Sud, seppure per ragioni decisamente differenti da quelle dell’abbrutito tifo 2.0. La Roma è sola in casa, e soffre. E anche questo è parte dell’ambiente romano. E anche questo, fidatevi, da queste parti è lancinante dolore.
Sono trascorsi sei anni. Sembrano sessanta.
(Daniele Galli per AS Roma Match Program)