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Roma, diffide e frammentazione curve

Roma, diffide e frammentazione curve

28 giugno 2015

Dopo le 40 diffide emesse nei confronti di 28 ultras della Roma e 12 della Lazio, venerdì il Prefetto di Roma Franco Gabrielli, da pochi mesi nel posto che fu di Giuseppe Pecoraro, nel corso di una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza ha decretato che l’utilizzo dello stadio Olimpico a partire dalla prossima stagione sarà vincolato all’innalzamento delle barriere che dividono le curve dai distinti (per evitare lo scavalcamento di centinaia di persone) e alla riduzione della capienza delle curve stesse, che andranno divise in due settori separati da un’ulteriore barriera, e ognuno con il proprio ingresso. È il primo passo concreto verso la segmentazione degli stadi, soprattutto dei settori più caldi, auspicata dal Viminale. Si parte da Roma, il resto d’Italia seguirà. Intanto, Gabrielli non ha voluto sentire ragioni. «È emersa la necessità di adottare misure per evitare il ripetersi di comportamenti, capaci non solo di mettere a repentaglio il regolare svolgimento delle partite, ma anche l’incolumità degli spettatori». Coni, Roma e Lazio, presenti alla riunione (c’era anche Lotito), hanno preso atto delle disposizioni del Prefetto. Da oggi dovranno lavorare con le autorità per capire come intervenire e quanta capienza «tagliare». Tra una settimana circa il Comitato si riaggiornerà per prendere le prime decisioni operative. La Roma ha un problema in più: ripensare una campagna abbonamenti già in stato avanzato, almeno per i settori più popolari. La Lazio, invece, deve ancora presentare la propria, e tra l’altro ha già incassato la nuova presa di posizione dei tifosi della curva Nord, che anche quest’estate aspetteranno «fatti concreti prima di sottoscrivere l’abbonamento». 
(Gasport)

[…] Al solito, non mancano speculazioni politiche e ricostruzioni fantasiose circa presunte trame che si muoverebbero all’ombra dello stadio Olimpico, tesi il più delle volte facilmente smentibili con una conoscenza anche solo superficiale delle geografie calcistiche e politiche della capitale. L’intento della campagna, sia nella sua dimensione giornalistica che in quella giudiziaria, è chiaro: al solito, si tratta di fornire un comodo capro espiatorio affinché ulteriori restrizioni alla libertà di tutti vengano giustificate (non si è forse recentemente proposto di estendere la logica del daspo anche alle manifestazioni politiche?) e di dare l’impressione che “trame” e “collusioni” nella capitale vengono combattute con efficienza e puntualità. Tutto questo, nel momento in cui Roma è praticamente senza governo e la rete di affarismo delinquenziale che coinvolge Pd e coop rosse è venuta allo scoperto, suona davvero surreale.
(Il Primato Nazionale)