Se con il Barcellona il colpo d’occhio dell’Olimpico era certamente diverso, con un tutto esaurito che non si registrava da anni, il ritorno alla realtà, quella che normalmente fino a qualche anno fa prevedeva la fruizione dell’Olimpico dai tifosi più costanti e presenti, svela l’amara verità su quelli che sono i risultati della insensata stretta repressiva in atto già dalla fine dello scorso campionato nei confronti della Curva Sud.
Oggi con il Sassuolo la stragrande maggioranza dei tifosi della Roma abbonati in Curva Sud ha deciso di rimanere fuori. Ha manifestato liberamente la propria passione durante la gara stazionando però sul lungotevere, all’ombra dell’Obelisco del Foro Italico, tra una birra ed un coro cantato a squarciagola.
La protesta, annunciata con un comunicato circolato in settimana, si è svolta in modo goliardico e con serenità. Ma allo stadio chi c’era? I posti desolatamente vuoti della Curva Sud non potevano essere riempiti, ovviamente, essendo quel settore esaurito in abbonamento. Così come non è stato possibile riempire l’aria dell’Olimpico con i cori potenti e reiterati che la Curva solitamente lancia per sostenere la squadra. Un’orribile scenario di deserto della passione, seggiolini blu vuoti, insensatamente presidiati da steward intenti a guardare la partita, con centinaia di agenti in tenuta antisommossa che presidiavano il nulla dell’antistadio prospiciente la Curva (una spesa inutile che il Ministro Alfano certamente giustificherà in maniera eloquente in tempi di spending review).
Lo spettacolo in campo non era certamente dei migliori, con una Roma impacciata specie nel primo tempo, ed il Sassuolo organizzato e veloce a metterla in grave difficoltà e sotto per 2-1. I Distinti Sud e parte della Tevere tentano di dare un paio di scossoni intonando “Forza Roma Alè”, ma i canti si esauriscono velocemente e si ritorna in una atmosfera di silenzio irreale. Solo il trecentesimo goal in giallorosso di Totti rianima lo stadio, ma l’entusiasmo dura poco. A fine primo tempo dai Distinti e dalla Tevere piovono i primi fischi.
Nella ripresa qualche timido battimani, disorganizzato e poco seguito dal pubblico, più adatto per incitare un atleta del salto in lungo o del salto in alto in una competizione di atletica leggera, che non ad una gara di calcio. Picco di entusiasmo solo al gol del pari di Salah, e per l’invocazione di Dzeko che sostituisce l’applauditissimo Totti nel finale. Per il resto tanto tristissimo silenzio con tanti che (come accade di sovente) quando la squadra va male, abbandonano il proprio posto anticipando l’uscita ben prima della fine della gara.
Il finale che sancisce il primo pesante passo falso di Garcia e soci, è un uragano di fischi, che piovono dai settori che rimproverano alla Curva Sud di aver lasciato sola la Roma nel momento del bisogno. Quando si dice la coerenza.
(Mirko Graziani/RS News)