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Russia 2018, donne ultras si preparano…

Russia 2018, donne ultras si preparano…

23 giugno 2016

Sono donne, sono giovani, sono belle. C’è Yana 23enne, recentemente ha avuto un figlio. C’è Maria, giovane modella di Mosca. Poi c’è Olga, il suo corpo è pieno di tatuaggi, lei è una di alto profilo. Le accomuna una sola passione: il calcio, o meglio il tifo per il calcio. Loro sono le ultras russe, pericolosissime ultras russe. Gli schemi mentali e i preconcetti si sgretolano come neve al sole. In un mondo misogino, razzista e gerarchico come quello delle curve essere donna è un limite di genere che rende ancora più difficile emergere. Farsi rispettare è una necessità. La violenza e la spregiudicatezza sono la regola.

Dopo gli scontri di questi giorni all’Europeo francese si è tornato a parlare del pericolo del tifo violento negli stadi e soprattutto fuori dagli stadi, ma il fenomeno che sembra nuovo, è un altro. Non c’è solo Alexander Shprygin, l’ultranazionalista russo espulso due volte dalla Francia dopo che sabato scorso è rientrato tranquillamente a Tolosa per vedersi il match tra Russia e Galles. Se il noto capo ultrà russo filonazista, considerato vicino al Presidente Vladimir Putin, ha suscitato proteste e interrogativi in Francia, passa in silenzio il tifo in rosa.

Yulya Sergeeva, ha 20 anni vive a Ekaterinburg negli Urali. Lei è un ultras con i muscoli d’acciaio, si fa chiamare Eva Braun, come la compagna di Hilter. Poi c’è l’ex regina della bellezza Olga Kuzkova, ben nota per i suoi messaggi sui social media a sfondo razzista, tra cui uno denigratorio contro gli omosessuali, definiti “pervertiti”. La 23enne Yana Danilova, invece è un ultras del Lokomotiv Mosca, ha recentemente preso il “congedo” maternità dalla sua carriera di fan radicale e si è ritirata attualmente dagli eventi calcistici. Poi c’è la Miss del calcio russo, a cui hanno tolto il riconoscimento dopo che è emerso che era razzista. Spesso pubblicava sul suo profilo contenuti molto pesanti contro ebrei e neri.

Come gli uomini anche le donne si “allenano” nei boschi. Da alcuni video su Youtube è emerso che le bande al femminile si ritrovano in luoghi appartati nei dintorni di Mosca e a squadre si attaccano l’una contro l’altra. Sul sito del Dailymail si spiega che sono delle vere e proprie preparazioni di arti marziali in vista per la Coppa del Mondo del 2018 che si effettuerà proprio in Russia. Pugni, calci, donne gettate a terra, tutto è consentito pur di farsi rispettare. “Ho iniziato a seguire il calcio con gli ultras uomini, quindi ho deciso di fondare un gruppo tutto al femminile. Per me il tifo non è solo una roba da uomini. Tutti possono fare questo ‘ lavoro’”, ha spiegato al quotidiano una delle leader di una banda legata allo Spartak Mosca. “Noi siamo indipendenti anche se delle volte aiutiamo i ragazzi a disegnare striscioni. Per tutto il resto siamo un gruppo a parte”.

Il fenomeno delle donne nelle curve russe trova le sue radici circa una decina di anni fa. Quando alcune fidanzate di capi ultras hanno iniziato a seguire la squadra del cuore. Non è chiaro oggi quanti siano i gruppi tutti al femminile nel paese degli Zar, ma il fenomeno è sicuramente in crescita. Non si sa nemmeno quante ultras siano andate in Francia per Euro 2016. Dai messaggi social tuttavia una cosa è certa “le tifose russe sono pronte per la Coppa del Mondo 2018. “Aspettiamo gli ospiti stranieri a WC2018”, ha scritto una ultras su Facebook. Sono lontani gli anni in cui Rita Pavone cantava: “Perché, perché la domenica mi lasci sempre sola, per andare a vedere la partita di pallone…”. Ora l’emancipazione e la rivincita passa anche dal calcio.

(Ticino Online)