Da un po’ di anni a questa parte, ogni campionato della Salernitana è accompagnato fedelemente da un coro che diventa, in breve tempo, un autentico tormentone. E’ capitato a tanti di noi in queste settimane di passeggiare per strada o di aspettare un autobus alla fermata e ascoltare qualcuno che fischiettava quel “Segna per noi, vogliamo vincere” che ha fatto il suo esordio al “Matusa” di Frosinone, trasferta che sarà ricordata come una delle più belle della recente storia granata. Durante il viaggio di ritorno, gli oltre 600 salernitani al seguito di Sua Maestà si scatenarono con un motivetto semplice, simpatico e che, se intonato da tante persone, è capace di creare un clima trascinante, emotivamente coinvolgente.
Nell’era Lotito-Mezzaroma, ogni stagione ha avuto il suo cavallo di battaglia. Nel 2011-12, per le note vicende giudiziarie, ogni gol o vittoria del Salerno Calcio veniva celebrato con il motivetto “Marchio, colore, denominazione: noi rivogliamo la tradizione”, una sorta di appello canoro a Lotito e Mezzaroma nella speranza che la società acquisisse nuovamente i segni distintivi dall’Energy Power dell’ex patron Antonio Lombardi. L’anno successivo, sin dal ritiro, ecco gli ultras scatenarsi con un “Che bello è quando esco di casa per andare allo stadio a vedere i granata” che accolse la rinata Salernitana il 7 agosto durante l’amichevole con la Lazio. Davvero da brividi quando tutto lo stadio, sul risultato di 0-3 e a 5 minuti dalla fine, si alzò all’unisono cantando a squarciagola, scene d’altri tempi che lasciarono a bocca aperta l’intera Italia pallonara e che confermarono lo strapotere della curva Sud Siberiano e di un Arechi che, quando vuole, sa vincere le partite da solo. Stesso copione anche nel giorno della festa promozione contro il Poggibonsi. “Abbiamo vinto un altro campionato, noi ci siamo sempre stati: cantiamola insieme” l’appello del capo ultras, e 10mila persone a intonare “Che bello è” tra sventolii di bandiere, trombette strombazzanti e qualche lacrima di gioia.
Nel 2013-14 ecco il “Dammi tre punti, non chiedermi niente: Salerno, tu sei l’unica squadra per me”, parafrasando il famoso “Tu sei l’unica donna per me” di Alan Sorrenti. Ed era proprio questo il coro che la curva stava intonando quando Gustavo, al 95′, fece cadere l’Arechi segnando il gol vittoria nel derby con il Benevento, una di quelle partite vinte davvero grazie al fattore dodicesimo uomo. La meravigliosa cavalcata targata Fabiani, Calil, Nalini, Negro e Gabionetta è stata invece accompagnata dal motivetto forse più bello e significativo di tutti, quel “Semplice” che sintetizza quello che è il viscerale sentimento dei salernitani nei confronti della prima realtà calcistica cittadina. “Che ne sai come mi sento quando i granata scendono in campo gioie immense forti emozioni sono sempre su quei gradoni. Semplice, questa passione è quasi un secolo che padre e figlio si tramandano, è troppo forte quel sentimento che io porto dentro” e via a battere le mani in 20mila per celebrare il ritorno della Salernitana in serie B; si dice che gli stessi calciatori, per caricarsi negli spogliatoi, la intonassero insieme ogni qual volta si giocava in casa.
L’anno scorso, invece, è stata la volta di “Io canterò oltre il 90′ “. coro davvero capace di trascinare tutto lo stadio e che ha fatto la differenza nei momenti cruciali delle partite. “Non c’è partita, sconfitta, nè diffida che ci possa tenere lontano dal mio amor, Salernitana la curva te lo chiede, la curva te lo canta, dovete fare gol” l’appello degli ultras, una di quelle canzoni che riescono a coinvolgere anche gli spettatori presenti negli altri settori. Quest’anno tocca a “Segna per noi, vogliamo vincere”, la speranza è che anche stavolta il nuovo tormentone possa essere foriero di grandi soddisfazioni sportive.
Gaetano Ferraiuolo