“Stadi chiusi e tifo virtuale, questo non è più uno sport popolare”: il dissenso degli ultras campani
19 luglio 2020Stamattina la Campania si è risvegliata tappezzata di striscioni, riportanti un unico contenuto. “Stadi chiusi e tifo virtuale, questo non è più uno sport popolare. Siamo terra ribelle, venderemo cara la pelle“, così gli ultras di diverse città campane hanno voluto esprimere la propria opinione circa l’andamento del calcio italiano.
Con la ripresa dei tornei in piena emergenza Covid-19, gli ultras hanno dovuto accettare a malincuore la decisione di restare a casa. La disputa delle gare a porte chiuse, infatti, non ha permesso ai gruppi organizzati di “vivere” la stagione a modo loro, ovvero con passione e colore sui gradoni. Una scelta sofferta ma che col tempo ha cominciato a pesare, soprattutto perchè svariate attività del Paese hanno ripreso gradualmente, mentre gli stadi sono rimasti chiusi. “Fino a fine stagione, non ci sarà il pubblico sugli spalti. Per settembre ci stiamo attrezzando ma vedremo…“, queste le parole del ministro Vincenzo Spadafora. Parole che non sono piaciute ai sostenitori delle Curve, vogliosi di tornare a colorare i propri settori, ormai da mesi scoloriti e silenziosi. Salerno, Napoli, Castellammare di Stabia, Avellino, Pagani e tante altre realtà ultras della Campania hanno esposto lo striscione contro le gare a porte chiuse, auspicando un ritorno alla normalità nel più breve tempo possibile.