“Stadi chiusi, questure aperte”, le proteste del mondo ultras contro l’obbligo di firma
2 luglio 2020“Stadi chiusi, questure aperte“, questo lo striscione esposto dal gruppo ultras Boys Parma 1977, in segno di protesta verso le decisioni che alcune questure stanno adottando nei confronti dei tifosi sottoposti a daspo, cioè il divieto di assistere alle manifestazioni sportive.
Con la ripresa dei campionati, rigorosamente a porte chiuse per far fronte all’emergenza sanitaria Covid-19, la maggior parte delle questure non ha “esonerato” i tifosi diffidati dall’obbligo di firma, costringendoli dunque a presentarsi presso i drappelli della Polizia di Stato. Una beffa oltre il danno, infatti, per i supporters daspati, che durante le partite delle proprie squadre del cuore, che si stanno appunto svolgendo senza la presenza del pubblico sugli spalti, sono costretti a comparire presso la questura locale per apporre la propria firma. Nessuno “sconto”, dunque, per gli ultras, che hanno così deciso di far sentire la propria voce esponendo eloquenti striscioni, come quello affisso nelle scorse ore a Parma (e riportato in foto). Tale spiacevole situazione, non è ovviamente circoscritta solo al territorio emiliano ma è presente in buona parte d’Italia. Anche a Brescia, Padova, Genova ed in diverse altre città del Belpaese, i diffidati sono obbligati alla firma, nonostante la disputa delle partite a porte chiuse.
A proposito di Brescia, proprio qualche giorno fa alcuni ultras biancoblu del gruppo “Brescia 1911- EX Curva Nord” avevano affisso nella propria città uno striscione simile, riportante la scritta: “Stadi chiusi, questure aperte…in un Paese normale, non si andrebbe a firmare!“. Diversi legali si sono battuti e si stanno ancora battendo per far valere i diritti dei tifosi ma, al momento, in alcune città le questure non sembrano disposte ad ascoltare…