C’è una squadra fantasma che si aggira per la Romania dei misteri. La Steaua Bucarest ha perso il suo nome o forse lo ha ritrovato insieme con la vera identità e ora riparte dalla quarta categoria. Difficile capire perché il club si è sdoppiato e la città ha la stessa storia divisa in due. Su due campi, con due società, due maglie e due campionati diversi ma entrambe nascono dalla gloria della Steaua campione d’Europa nel 1986. La storia è complicata e legata a una causa infinita e a una sentenza della corte federale che ancora non è riuscita e dividere diritti, debiti e stemmi. Si va per tentativi, inventando accordi quasi impossibili tra l’esercito e gli oligarchi trafficoni del postcomunismo.
C’era una volta la Steaua Bucarest, una polisportiva di proprietà del ministero della difesa nata nel 1947. Tutto nella norma di un dominio nazionale fino al 1986 quando la Steaua batte il Barcellona e il portiere Helmuth Duckadam para 4 rigori. Un tripudio di sogni impossibili che diventano veri e l’inizio di un mito che si trasformerà in ossessione.
Quando cade il regime Ciausescu la polisportiva si scioglie, i soldi finiscono, la società è piena di debiti e arriva Gigi Becali. Non proprio l’uomo che vorresti come salvatore della patria. Ha appena fatto i soldi e ne ha tanti da investire, ma è un megalomane che si è messo un trono in casa e che i tifosi detestano fin da subito. Lui spende, rimette in piedi la squadra, con Zenga allenatore la riporta pure in Europa, ma non riconquista la piazza e diventa sempre più estremo. Litiga per lo stadio di cui non vuol pagare l’affitto, è coinvolto in ogni nuovo giro di corruzione, lontano dallo spirito del battagliero Steaua.
L’esercito si offende e prova a riappropriarsi del club, non di quello trasformato da Becali, ma di quello di origine. Dicono che Becali non ha estinto il debito e non ha versato gli arretrati, ormai possiede la squadra iscritta al campionato più importante ma non possiede i ricordi, i vecchi trofei, i colori, il nome. La disputa legale inizia nel 2011 è sembra un regolamento di conti destinato a marcire in tribunale. Per anni sono solo fascicoli e udienze e mai nessuno che decida qualcosa ma all’inizio del 2017 compare una nuova realtà: la Csa Steaua, gestita dal colonnello Cristian Petrea. All’inizio si accontentano di ripartire dalla quarta divisione ma il tifo si spacca. Molti gruppi organizzati cambiano curva e riconoscono le origini. Questa settimana le ha riconosciute pure il giudice.
La Steaua di Becali ha dovuto cambiare logo e nell’ultima partita persino il nome. Ora si chiama FCSB che dovrebbe stare per FC Steaua Bucuresti, tanto per legarsi alle radici, ma Becali ha scelto una sigla con il doppio senso (Fotbal Club Sportiv Becali,). E del resto è tutto doppio: pubblico, club e pure la storia. Il portiere dei miracoli Duckadam appoggia Becali, Marius Lacatus, altro eroe della Coppa Campioni, fa il direttore sportivo per la Csa Steaua. Hagi, tutt’ora il calcio in Romania, si astiene. E la città non sa più in chi riconoscersi. (Questo il comunicato della Sud)
(Giulia Zonca/La Stampa)