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Ultras e arte, connubio perfetto a Bergamo

Ultras e arte, connubio perfetto a Bergamo

31 maggio 2017

C’era una volta un’epigrafe da stadio. “Il nostro ideale non si cancella con la repressione, ultras stile di vita”. Autore e mittente: gli ultrà dell’Atalanta. Destinatario: le forze dell’ordine. Lo slogan, che campeggia da anni su una recinzione di ferro all’esterno dello stadio di Bergamo, è diventato un’opera d’arte. Esposto alla Galleria d’arte moderna e contemporanea (Gamec) cittadina. Incredibile? Forse.

Ma tant’è: l’arte è provocazione, si sa. E Andrea Mastrovito, giovane artista di fama mondiale, alle provocazioni non è nuovo (diremo poi). Questa sulla “repressione” di polizia e carabinieri appare come la più esplicita e “diretta”. Il rimando artistico alla rabbia ultrà anti-sistema (lungo una decina di metri) occupa due pareti di una delle sale della Gamec, a cui Mastrovito – tifosissimo atalantino – ha donato l’opera (realizzata nel 2011 per la mostra dal titolo “Il bel Paese dell’arte”, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia).

Si tratta, è evidente, di una scelta coraggiosa: a Bergamo quello degli ultrà è da sempre un tema caldo e divisivo. E’ ancora in corso il maxiprocesso ai danni di decine di esponenti della curva nord atalantina per episodi di violenza tra cui  l’assalto a colpi di molotov alla Berghem Fest leghista del 2010. E quasi tre mesi fa un’operazione di polizia (“Mai una gioia”) ha portato all’arresto di diversi ultrà accusati di spaccio. L’opera di Andrea Mastrovito – di nuovo esposta alla Gamec – è destinata a riaccendere il dibattito? Chissà.

“Non ci vedo nulla di negativo o di offensivo, tanto è vero che nessuno finora si è lamentato – spiega Giacinto Di Pietrantonio, direttore della Gamec – . Mastrovito, artista famoso a livello mondiale, riproduce semplicemente una sfaccettatura del tifo atalantino con uno slogan della curva. Sì, l’opera potrebbe essere vista come una provocazione, ma in fondo l’arte è provocatoria e ambigua – conclude Di Pietrantonio – , come ci insegnano autori del calibro di Michelangelo e Caravaggio”. Trentanove anni, bergamasco, Mastrovito – come ricorda il sito Bergamonews – ha già realizzato opere legate al tifo da stadio. In particolare una: la croce nella chiesa di San Giovanni XXIII, all’ospedale di Bergamo, con un volto molto simile a quello di Claudio Galimberti, meglio conosciuto come “Bocia”, leader della Curva Nord ora in regime di libertà vigilata dopo diverse vicissitudini giudiziarie.

(La Repubblica Milano)