La violenza intorno al calcio italiano sarebbe negli ultimi tempi aumentata, dicono i numeri. Quelli dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, che nel suo report prenatalizio ha fatto il punto della situazione. In ordine di importanza, almeno secondo noi, alcune situazioni.
1) Il calcio che fa meno notizia, quello dalla serie B in giù, è quello messo peggio. Nella stagione 2014-15 la LegaPro ha avuto un aumento del 22% dei feriti riferibili a sue partite e la B addirittura dell’84,6%. La A, con il suo meno 17,9%, è quella messa meglio.
2) Più controlli producono meno incidenti anche se non è che si possa assumere un milione di poliziotti per controllare tutti, fino all’Eccellenza. Un dato impressionante è che nel corso della stagione le persone delle forze dell’ordine impiegate per il calcio sono state 213.166 (ovviamente non 213.166 diverse), un aumento di quasi il 15% rispetto all’anno prima.
3) Sorprendente anche la statistica sulla politicizzazione delle curve: chi frequenta gli stadi pensa che quelle definibili ‘di sinistra’ siano quasi sparite, ma così non è: dei 382 club di ultras censiti 151 hanno manifestato una qualche idea politica, di questi 40 risultano di estrema destra e 21 di estrema sinistra. Ci chiediamo quindi di che orientamento politico siano gli altri gruppi politicizzati: ve li immaginate gli ultras di Scelta Civica? O quelli renziani? Già facciamo meno fatica a pensare a curve leghiste, ma si tratta comunque di piccoli numeri. Insomma, statistiche da analizzare ma non da prendere come oro colato.
4) Numeri precisi sono invece quelli dei Daspo attivi sul territorio nazionale: la bellezza di 5.040 e diciamo ‘la bellezza’ perché il Daspo ha basi giuridiche molto labili e nella realtà dei fatti spesso viene distribuito a chi ha la sfortuna di trovarsi al posto sbagliato. Raramente marchia pacifici intellettuali, va detto, ma spesso è associato soltanto alla potenzialità di delinquere. Con questo metro i Daspo dovrebbero essere milioni, uscendo dal calcio.
5) Gli arbitri sono sempre più nel mirino, la loro passione costa cara in tutta Italia (seicento casi di violenza all’anno) ma soprattutto in Sicilia (128 aggressioni, di varia gravità). Nonostante tutto il male che si può pensare del pubblico, soltanto il 7% delle aggressioni è però colpa dei tifosi, ultras o in giacca e cravatta che siano: tutte le altre sono (al 93%!) di calciatori, dirigenti e addetti ai lavori vari.
Conclusione? Considerando che lo stadio è uno dei pochi punti di aggregazione rimasti in una società destrutturata, sono cifre (in assoluto meno di trecento feriti, considerando tutte le categorie) tutto sommato modeste e compatibili con un paese civile. Basta mettere insieme quattro o cinque manifestazioni politiche di un certo tipo per ottenere gli stessi ‘risultati’, ma chi segue il calcio viene considerato un ignorante da tenere in gabbia mentre chi tira una molotov in strada un ragazzo che vuole migliorare la società cattiva ed egoista. No all’allarmismo, insomma, anche se in molti (compreso l’Osservatorio e tutto il circo di ‘esperti’ che campa sulle paure, con le loro facce di circostanza) hanno da guadagnare nel tenere la tensione alta. Gli stadi mezzi vuoti hanno altre spiegazioni, meno comode.
(Guerin Sportivo)