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Verona, residenti zona Bentegodi chiusi in gabbia

Verona, residenti zona Bentegodi chiusi in gabbia

9 novembre 2015

Recinzione “a prova di ultras” allo stadio: residenti si sentono chiusi in gabbia
Hanno costruito una gabbia, come fossimo in uno zoo“, queste le parole rilasciate al quotidiano L’Arena da un residente dell zona Stadio. Una voce che rappresenta il pensiero di molti, secondo quanto affermato dal quotidiano scaligero, dopo l’installazione di una nuova recinzione che dall’incrocio tra via Frà Giocondo e via Palladio fino ai parcheggi del palazzetto Masprone avvolge i giardinetti di piazzale Olimpia. Una misura utile a convogliare i tifosi avversari in curva sud durante le partite casalinghe del Chievo, che nega però ai residenti la possibilità di usufruire dell’unica area verde della zona. Il percorso forzato costuito dalla rete metallica, che dall’iniziale metro d’altezza arriva a superare i due, va ad influire sull’uomore dei residenti del quartiere, già messo a dura prova dal traffico di eroina scoperto dalla Squadra Mobile negli ultimi giorni e dal giro di prostituzione presente tra il Palladio e le ex Case dei ferrovieri: “Da una parte la gabbia con la riduzione dei giardini. Dall’altra la prostituzione che non si riesce a sradicare. Siamo proprio una zona di serie B – dicono a L’Arena -. Ne è prova il fatto che le transenne sono state calate dall’alto senza alcun preavviso”. I lavori oramai si dirigono verso la loro conlcusione dopo circa un mese.
Torna poi a sentirsi la voce di chi vorrebbe uno stadio fuori dalla cerchia cittadina, così da evitare che un quartiere debba venire chiuso ogni domenica a causa delle partite. Ma i residenti considerano il Bentegodi un elemento identitario, oltre ad essere fonte di reddito per le attività della zona, e affermano però che “c’è estremo bisogno di riqualificare il quartiere. Più pulizia delle strade, più verde, più sicurezza e più servizi ai cittadini. Militarizzare gli incontri di calcio non è la soluzione”. 
Ai microfoni dei giornalisti de L’Arena si sono concessi anche alcuni gestori degli esercizi della zona, come la barista del Nilla Café, Monica Giambonini: “I lavori della recinzione sono iniziati in sordina, e in sordina sono continuati. Alle nostre domande è stato risposto solo: ‘Non preoccupatevi e pensate al vostro lavoro’. Appunto perché ci penso, mi chiedo cosa succederà al mio bar quando, durante le partite, la parte finale di via Fra’ Giocondo sarà sbarrata per chiudere il percorso transennato. Sarò tagliata fuori con il rischio di perdere molta clientela”. 
Un edicolante della zona insiste: “Non ci piace questa ‘militarizzazione’ del quartiere. Quel parco era l’unico sfogo per gli abitanti, molti dei quali anziani”. Infine un’altra residente conclude: “È stato lasciato solo un piccolo varco per chi vuole entrare nell’area recintata. L’altra sera, dopo averci portato i cani, non riuscivo a ritrovare l’uscita. In più, il cestino dove gettare i bisogni è rimasto di là dalla rete, irraggiungibile. Ultimo segno che non si è pensato alle necessità della gente“. 

(Verona Sera)