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Virtus-Fortitudo, dopo 8 anni torna il derby di Bologna a Basket City

2 gennaio 2017

Non ci saranno Sasha Danilovic (foto) e Carlton Myers, Manu Ginobili e Gianluca Basile, Ettore Messina e Charly Recalcati. Ma poco importa: ricco o povero che sia, il derby di Bologna che venerdì 6 gennaio vivrà il ritorno, dopo 2.840 giorni di attesa, rappresenta una boccata d’ossigeno per il declinante basket italiano, con una serie A impoverita dall’addio dei principali coach e giocatori nostrani. L’omaggio della Befana porterà la A2 alla ribalta con un match da 9.000 spettatori a Casalecchio.
Tutto esaurito da tempo
I biglietti esauriti in poche ore dicono che l’evento fermerà Bologna, l’unica città metropolitana in cui il calcio non recita ruolo primario. Anche se, per la prima volta in 50 anni di stracittadina, Virtus-Fortitudo non sarà nel massimo campionato.
Furono gli Anni 90 a trasformare Bologna in Basket City e a rendere il derby un fenomeno europeo. Bianconeri e biancoblù si contendevano scudetto ed Eurolega e davano vita ad aste milionarie sul mercato, come quando si disse che per accontentare suo figlio Giorgio Seragnoli portò alla Fortitudo Dominique Wilkins (27.000 punti nella NBA). Finita la grandeur, il filo della rivalità non si è spezzato, pur vacillando: la Virtus ha perso l’affiliazione nel 2003 e la Fortitudo è fallita nel 2012. La caduta delle sue eccellenze ha rispecchiato il declino vissuto da Bologna, che in ambito sportivo ha conosciuto anche le difficoltà del club calcistico, il cui salvatore – Joey Saputo – è arrivato dal Canada. Eppure il derby è stato un fantasma che ha continuato ad aleggiare, quasi fosse l’unico desiderio per due realtà cestistiche che di recente hanno faticato a guardare in prospettiva.
Tremendismo Aquila
Tra l’aristocratica V nera e l’irrazionale Aquila, la contrapposizione è la versione cestistica del confronto Juve-Toro. Da un lato la Virtus ha sperimentato l’abitudine a vincere – creata negli anni ‘70 dall’avvocato Porelli e Dan Peterson, e sublimata da Ettore Messina – dall’altro la Fortitudo ha nutrito il proprio amore con la sfida ai cugini, tradizionalmente più ricchi, e persino con le sconfitte. Tanto che lo slogan «non abbiamo mai vinto un c….» è stato uno dei cori cantati con più orgoglio e autoironia dalla curva della Fossa dei Leoni. Per questo non deve sorprendere che la Fortitudo abbia staccato più abbonamenti (4.800) di qualsiasi club di serie A.
Sei punti di distacco
L’uomo simbolo del primo derby del decennio è il tecnico della Fortitudo, Matteo Boniciolli, che in una carriera che l’ha portato a viaggi degni di Marco Polo (è stato ct del Kazakhstan) e a vittorie storiche (la Coppa Italia di Avellino) ha vissuto il derby bolognese in ogni suo aspetto. Nel 2002 la sua Fortitudo batté una Virtus sull’orlo del crac finanziario, ma a perdere il posto fu proprio il coach vincitore. Un oltraggio al valore del derby, ma proprio il sostituto di Boniciolli – Jasmin Repesa – guidò la Effe alla sua epoca d’oro, con uno scudetto (2005) e l’unica finale dell’Eurolega (2004). A fine 2008, Boniciolli subentrò sulla panchina bianconera, vinse il derby e questa volta fece saltare la panchina altrui (l’esonero di Dragan Sakota). Ma soprattutto il 29 marzo 2009 la sua Virtus espugnò il Paladozza con un canestro di Dusan Vukcevic allo scadere. Una prodezza che fu l’inizio della lunga attesa senza derby: quella sconfitta portò alla retrocessione della Fortitudo che oggi Boniciolli vuole riportare in A assieme a Stefano Mancinelli, unico reduce dell’Aquila protagonista in Europa. La strada verso la gloria, però, è stretta, con una sola promozione dalla A2: la Virtus è prima, la Fortitudo è settima staccata di sei punti.Facile pensare che quell’unico pass verrà assegnato attraverso il derby bolognese.

(La Stampa, Mirco Melloni)

«Il destino ci vede bene, sabato con Charlotte giocherò a San Antonio, contro Ettore Messina e Manu Ginobili. Sarebbe bello, alla vigilia, vedere il derby tutti assieme». Marco Belinelli non è soltanto l’unico bolognese ad aver raggiunto il pianeta Nba, ma è stato anche protagonista della sfida di Basket City con entrambe le maglie: cresciuto nella Virtus, dopo la radiazione del 2003 Marco passò alla Fortitudo, dove nel 2005 visse l’ultima festa scudetto sotto le Due Torri. «Otto anni senza derby sono stati lunghissimi, ma in città nessuno ha mai smesso di parlarne, questo dice tutto sul valore di questa rivalità fatta di storia, grandi giocatori, sfottò, coreografie. Non importa se oggi il derby è in A2, presto Virtus-Fortitudo tornerà a mettere in palio trofei come negli Anni 90». 

Belinelli ha vissuto il derby in entrambe le realtà, qual è la differenza?
«La differenza nasce dalla storia dei due club: la Virtus è aristocrazia e abitudine a vincere, la Fortitudo è passione. Quando vissi il primo derby, a 17 anni con la V nera, tutti dissero che avevo giocato con la faccia tosta, in realtà me la stavo facendo sotto. Ricordo bene anche il ritorno in casa Virtus da avversario, nel 2006: vinsi e venni insultato persino dagli amici di San Giovanni in Persiceto! Ma l’avevo messo in conto…».
Qual è il derby che ricorda?
«Quel successo con la Fortitudo fu una grande prova di maturità. Tra le sfide vissute da appassionato, penso ai derby del 2001: Ginobili contro Myers. L’ultima di Carlton con la Effe fu proprio in un derby e fu memorabile: perse, ma segnò 33 punti e regalò la maglia ad un ragazzo sulla sedia a rotelle».
Chi è l’uomo-derby per eccellenza?
«Ginobili, ancora prima di Danilovic e Myers. La stoppata su Carlton nella finale 2001 è la giocata per antonomasia».
Come vive un momento del genere ad un oceano di distanza?
«Sono felice per la città, che ritrova una sua eccellenza. Quando mi chiedono cosa ci sia a Bologna, io rispondo: le Due Torri, i tortellini e il derby. Qui mi guardano straniti, ma negli Stati Uniti soltanto il Superbowl e le Final Four del college basket catturano l’attenzione in questo modo».
Chi vincerà venerdì?
«La Virtus sta meglio, ma la Fortitudo ha il talento del mio amico Mancinelli. Però in un’occasione del genere il pronostico è impossibile».
Belinelli disputerà un altro derby?
«È un sogno grande almeno quanto il secondo titolo Nba, ma non chiedetemi con quale squadra lo vivrò: sono il primo a non saperlo». [M. M.]